“La frattura” – I racconti di Darko Tuševljaković
La Voland ci regala un nuovo gioiellino con “La frattura” (Collana Sìrin, 2019, pp. 189, euro 16), opera che è valsa al suo autore – Darko Tuševljaković – il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura. Il libro, tradotto in italiano da Anita Vuco e curato da Manuela Orazi, si compone di due racconti.
Nella prima parte, conosciamo una coppia, Radica e Bogdan, in viaggio da Belgrado a Corfù, che sul pullman ha modo di incrociare e sfiorare la vita di un’altra coppia, quella formata da Zoran e Tanja, diretta nello stesso villaggio vacanze. I quattro ben presto si lasciano andare a confidenze che si fanno anche molto intime, a tal punto che tra Bogdan, un ex-ufficiale dell’esercito e Tanja, moglie del medico Zoran, accade qualcosa che l’autore descrive neanche troppo velatamente. È di tipo diverso invece l’avvicinamento tra Radica e Zoran, rimasti a lungo a parlare in spiaggia. Cosa ne fu di loro in quella sera però, non è dato saperlo, se non attraverso le parole della stessa Radica che, accusata di tradimento dal marito, rivela le vere motivazioni che l’hanno trattenuta per tutto quel tempo in spiaggia con Zoran. È attraverso le rivelazioni, che reciprocamente si fanno, che scopriamo qualcosa di più sui quattro personaggi; e queste si faranno più profonde quando Bogdan proporrà il “gioco della bottiglia e dei tentacoli del polpo” in cui ogni partecipante deve raccontare davanti agli altri la sua esperienza più tragica. È in questa occasione che il lettore ha modo di conoscere davvero i personaggi, le loro fragilità, i motivi che hanno determinato le fratture che ciascuno trascina con sé ogni giorno. È un gioco pericoloso però, perché è quando ci esponiamo che diventiamo più suscettibili e rischiamo di arrivare al punto di non ritorno. Ci arriva Bogdan che, racconta la sua esperienza più tragica ma nel cuore ne ha una ben più dolorosa che non ha nemmeno il coraggio di ammettere. Basterà un gesto innocuo, come può essere un bacio sulla bocca tra due ragazze, a fare in modo che il peso che ha sul cuore si trasformi in violenza. E ci arriva Radica che, disgustata dal comportamento del marito provocherà quella frattura che non potrà più essere ricomposta.
Il secondo racconto vede protagonista il figlio di Radica e Bogdan, Damir che, dopo la separazione dai genitori, tenta di inseguire il sogno di diventare scrittore e di vivere la sua omosessualità accanto a David, un ragazzo che ha su di lui un forte ascendente. È in queste pagine che Damir ripercorre i momenti in cui fu cacciato di casa dal padre, che recide con il figlio un legame che forse non è mai esistito.
Ed è sullo sfondo di queste storie che Darko Tuševljaković racconta – attraverso una scrittura rigida, complessa e ricca di flashback – anche di un’altra frattura, che non si è più sanata e non si sanerà mai, quella di un Paese, la Jugoslavia.
Sara Pizzale