Esce oggi “Default”, il il primo album dei Beholders
Esce oggi. 30 aprile 2020 “Default”, l’album d’esordio dei Beholders per Blossom Biscuits; la band, originaria di Russi, in provincia di Ravenna, è formata da Francesco Rossi (voce) e Davide Santandrea (elettronica, chitarre, sintetizzatori).
Il disco, scritto e prodotto da Davide Santandrea, contiene otto tracce in cui l’elettronica si mescola a sonorità ambient e graffiante rock; tutti i brani sono permeati di un’atmosfera che, con sapiente uso dell’elettronica, catapulta in uno spazio parallelo in cui le canzoni accadono.
“Fake laugh”: accoglie con synth e un ritmo con un suono che ricorda il tip tap veloce, in cui si staglia la voce bellissima e limpidissima di Francesco Rossi su versi malinconici e implacabili: “maybe it’s easier to die, there is nothing to do”.
“Mosquito” parte con tappeto synth e beat lento e con suoni quasi disturbanti fino a quando entra la voce, doppiata in ogni parola e con un ritornello travolgente, con un climax sui versi “only need to push the button til the end, I wanna find, find out what I am”.
“Burst of heat” inizia con lieve tappeto sonoro che poi lascia spazio alle pennate della chitarra, la voce perlustra il registro basso, inquietante, sempre doppiata, con cadenza lenta, struggente: “if Miles will play, we gotta have faith”, o ancora “as long as his voice belongs to Jesus, we’ll have the creed”.
“Implosion / explosion” è il primo singolo, inizia con ticchettio dell’orologio, a cui anche il rumore del respiro ogni tanto; la linea vocale, mai scontata e sempre emozionante, attraversa nel testo la dicotomia tra implosione ed esplosione (“time is running fast when I look into your eyes”).
“Weird moves” è un lento che inizia con beat elettronico a cui la voce e piano riempiono lo spazio sonoro creando un’atmosfera intima: “I dream that the people turn to me, keep on running running running down the road”
“Body down” è un brano frenetico, con la voce quasi parlata e robotica, che poi sale d’intensità emotiva. I versi dicono: “I’m hearing all the shots, the shots in the air”, parlano di una caccia all’uomo per ucciderlo, ed ecco il “body down”; il brano si espande quando entra il riff di chitarra sulla rivendicazione “the body is mine”, che trova quiete solo negli ultimi 30 secondi col violoncello suonato da Marcella Trioschi, ospite del disco.
“The last call” è un lento con una potente elettronica e con una chitarra ruvida, la voce, piena e forte, canta “for once I tried to do by myself, believe me the last call, the end is near”.
“Little mental trip” è il brano più sperimentale di tutto il disco, senza batteria, con un’atmosfera cupa e la voce che esplora il suono in diversi registri.
La voce di Francesco Rossi splende nella limpidezza del suono e nella ricerca di diverse sfumature vocali, un vero piacere per chi ascolta; la sua voce, unita all’impatto sonoro nonché al mood di ogni brano creano delle immagini efficaci. Un ottimo esordio per una band che va tenuta d’occhio.
Roberta Usardi