“Spettri Diavoli Cristi noi”, solo noi

Con “Spettri Diavoli Cristi noi” (2025, Collana Iena, pp. 180, euro 16), Riccardo Ielmini vince la prima edizione del “Premio Nazionale di Narrativa” di Neo Edizioni. Dirigente scolastico è già autore di libri di versi, racconti e di un altro romanzo.
“Così andarono le cose. Così andarono e nessuno di noi fece più mezza parola su tutto quanto e quindi ripartì quella che pensavamo fosse la coda della nostra giovinezza in contemporanea con lo straripare della primavera nel nostro ultimo anno di scuola da ragazzini.”
Un uomo racconta, comincia da quando lui e il suo gruppo di amici – la Confraternita – perlustravano i boschi in sella alle loro bmx alla ricerca di cristi e spettri, incalzati e ammaliati dalle storie delle anziane del posto che li mettevano in guardia dal Diavolo, da Belzebù, che aleggiava sulla loro giovinezza. In un paesino al nord, di frontiera, quel confine visto come altro, desiderio, sogno proibito, il Diavolo prende forme diverse in ogni storia che ferisce la Contea. I boschi nascondono contrabbandieri e messe nere, c’è il Gigante dei traslochi, Stella Foxy, Gandhi e un figlio disgraziato da vendicare, c’è Arben l’albanese, con le sue cinque figlie e il loro destino, c’è un portento del calcio che come Gesù risorge, e c’è Frida che muore di una morte forse ingiusta. Ma soprattutto c’è la Confraternita spettatrice di ogni evento, ascoltatrice di ogni racconto e i cui personaggi vanno e vengono, perché così è la vita.
In un arco temporale che va dagli anni ’80 al nuovo secolo, Ielmini mette nero su bianco un romanzo piccolo e potente insieme. La storia di chi passa dalla spensieratezza della gioventù alla consapevolezza, dell’età adulta. In quella che sembra una lotta tra mondo di sopra e mondo di sotto, un gruppo di ragazzini gioca a fare gli angeli in bmx, vivendo la paura come un dolore che sai quando arriva, ma non quando finisce. Prendendosi il peccato addosso a pezzettini, senza che faccia troppo male, a piccole dosi.
“Per lo più fingevamo di sapere quello che in realtà non sapevamo. Cercavamo di scrollarci di dosso la pellicola di paura del passato e di terrore per il futuro, attendendo lo slancio di chi avrebbe compiuto il primo passo verso l’altrove. (…) In verità, aspettavamo un segno, un pronti-via!, un bengala nel cielo nebbioso di quella serata d’autunno: una delle ultime volte che ci trovammo tutti insieme.”
E poi un giorno si mettono insieme pezzi, si fanno combaciare le suggestioni dei vecchi e la realtà, che è sempre più concreta, e sa guardare oltre lo sguardo di un ragazzino in cerca di avventura e adrenalina. E in questo puzzle che si ricompone, quello delle strade che si separano è spesso un colpo inaspettato. È il crescere che arriva all’improvviso, con la foga di scegliere, di muoversi o di restare nello stesso posto perché a quello sentiamo di appartenere.
A dispetto dl titolo, è un libro pieno di malinconia per ciò che è stato, per chi non è più, per una giovinezza di scorribande, per un rigurgito di adolescenza, “rientrare nella fiaba dalla quale eravamo stati buttati fuori”. I demoni cambiano mentre cambiano anche noi: sono le storie degli anziani prima, il lexotan per dormire dopo.
“e allora mi risposi che se amiamo veramente qualcuno e lo chiamiamo da dopo che è disperso, quello ritorna, perché i morti e gli spariti ascoltano chi resta, perché siamo parole, parole dette a qualcuno, ecco siamo, pensai.”
Laura Franchi