“Beati gli inquieti” – I folli di Stefano Redaelli
“Però ci tengo a dire/che resterò sempre/una farfalla bruciata”.
Antonio conduce da anni ricerche sulla follia, ha letto e studiato molto sulle tipologie, le cause e gli effetti di questa parola che orbita nelle menti, etichettando chi di questa parola si ammala. Ma Antonio vuole andare oltre, la follia vuole vederla e toccarla, starle vicino, provare quasi a comprenderla. E scriverne, infine, un libro.
“Scrivo al presente perché è il tempo degli schizofrenici, una specie di collante per riattaccare pezzi di vita sospesi nell’aria, senza direzione, senza passato, senza futuro”.
La casa delle Farfalle
Così, grazie a conoscenze di sua madre riesce a entrare per una settimana nella Casa delle Farfalle, per fingersi malato, fingere di prendere le medicine e stare a contatto con Angelo, Marta, Cecilia o Tom, Carlo e Simone. Fiducia e prudenza sono le regole. Ascoltarli, per dar loro una voce. Tutti i giorni e in tutti quei momenti scanditi dagli orari, dalle sigarette e dalle attività quotidiane, sempre le stesse, metodiche e prevedibili: automatismi naturali e gentili, pieni di spontanea bellezza.
Voci di parole e non solo
Studi di colore, quaderni di poesie, trucchi e profumi, libri, a caratterizzare ogni nuovo amico di Antonio. E sì perché piano piano Antonio si affezionerà a ognuno di loro, ne comprenderà la follia, i pensieri e le azioni. Si ritroverà in situazioni che lo coinvolgeranno emotivamente, quasi a confonderlo, quasi a sentirsi realmente uno di loro, a pensarne e a pronunciarne le parole. Dai loro gesti prenderà nuove consapevolezze e conoscerà nuove verità. “Ho perso molte parole, molte ne ho salvate”, e chi dice che non siano quelle giuste? Chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato?
“Però vogliamo capire perché sono liberi di dire e fare quello che gli passa per la testa, perché loro sì e noi no”.
L’autore
Con “Beati gli inquieti” (Neo. Edizioni, pp. 208, euro 15, foto di copertina di Alessandra Dalessandro) Stefano Redaelli raccoglie frammenti per accarezzare il profondo degli animi, coglierne le sfumature e distinguerne gli odori. Ci fa riflettere portandoci al di sopra delle cose per poi lasciarci cadere lentamente, increduli di fronte alla realtà di Antonio, che in fondo è anche la nostra, per lasciarci lì a guardare, scossi e in silenzio.
Marianna Zito