NELLA SOLITUDINE DEI CAMPI DI COTONE al Teatro Out Off di Milano
È il crepuscolo nella solitudine dei campi di cotone, pian piano entrano in scena due personaggi, il “dealer” (venditore) e un altro uomo, il suo cliente. Cosa offre il “dealer”? Chi è? Perché proprio questo posto?
Il round inizia tra i due uomini, in un palleggio di persuasione, verso uno scontro testa a testa, in quella solitudine, in quell’ora, in quel momento. È in corso una negoziazione, ma di cosa ancora non è risaputo, perché non importa, basta forse il proposito, basta cedere, basta confessare. Il “dealer” si presenta come colui in grado di esaudire ogni desiderio di chi ha negli occhi una bramosia inconfessata, ma palese. Il cliente è colui che nega di avere questa bramosia e lotta per proteggerla ma anche sfida l’altro a raggiungerla. È uno scontro di parole, ma anche di corpi, a volte violento e impetuoso. Nessuno dei due lottatori recede, non riescono a separarsi, nonostante i conflitti, le negazioni, sono legati, perché hanno in comune qualcosa, il desiderio e l’azione. In quel momento del giorno si sono incontrati, poteva essere ovunque così come nella solitudine dei campi di cotone, dove si sono riconosciuti, e a confrontarsi sono le reciproche solitudini, le reciproche mancanze e i desideri disperati. Fino a che punto possono spingersi? Dove vogliono arrivare? La negoziazione cresce, si evolve, si scambia senza esclusione di colpi, con la verità negli occhi che vuole essere finalmente svelata.
Il bellissimo testo di Bernard-Marie Koltès, con la sapiente regia di Roberto Trifirò, è spiazzante, acuto, spietato. La figura del dealer, interpretata da un magnifico Stefano Cordella, è senza paura, osa, fiuta il modo per avvicinarsi al cliente, “dolcemente, forse quasi affettuosamente” per poi ritrarsi e colpire. Il cliente, interpretato da un altrettanto magnifico Michele Di Giacomo, è diffidente, cauto, tentato. I due personaggi forse si sono a lungo cercati, forse si sono anche a lungo seguiti fino al luogo idoneo, fino al momento in cui è iniziata la negoziazione, che poteva avvenire ovunque, ma che ha trovato rifugio nella solitudine dei campi di cotone. Sessanta minuti in cui il tempo sembra essersi fermato, in cui l’animo umano si protegge, si difende e poi si svela. Di grande effetto la scenografia e i costumi di Giacomo Pietro Viganò e Cristina Mariani e il progetto luci di Alessandro Tinelli.
In scena fino al 4 marzo al Teatro Out Off di Milano. Da vedere!
Roberta Usardi