ALLA RICERCA DELLA NORMALITÀ: DOPPIO SPETTACOLO AL TEATRO DELLA CONTRADDIZIONE
È in scena in questi giorni un doppio spettacolo, tutto al femminile, che indaga attraverso registri diversi, quasi contraddittori (in onore del Teatro che li ospita), la ricerca di una normalità forse impossibile.
Nel primo, “Come un pesce in un pagliaio”, le strepitose Alice Redini e Paola Tintinelli sono due donne che pescano sulla riva del fiume. La loro è un’attesa “attiva”, esilarante e potente: ciò che va in scena sono i loro tragicomici tentativi di ricostruire, attraverso i ricordi personali, quella “normalità” che in fondo ognuno di noi cerca. La società, la famiglia, il contesto in cui viviamo, ci vorrebbero in una “boccia di vetro”, mentre noi invece ci sentiamo sempre profondamente inadeguati, “come un pesce in un pagliaio” (antico detto emiliano-romagnolo). Alice e Paola seminano dubbi con grande intelligenza. Capovolgendo l’aforisma di Charles Bukowsky, verrebbe da dire mentre le persone stupide hanno solo sicurezze la nostra fortuna è che ci sono persone intelligenti che sono piene di dubbi. Il risultato è uno spettacolo ben scritto, con tempi comici perfetti e due attrici capaci di raccontarci le loro solitudini anche attraverso un’efficacissima relazione sulla scena, con ampi spazi di improvvisazione e di gioco con il pubblico. Note negative: nessuna, forse soltanto la mancanza di un finale all’altezza.
Il secondo spettacolo, “ScAlzati”, vede in scena ancora due donne, Ilaria Cangialosi e Angela Iurilli della Compagnia pugliese Animalenta. Si racconta l’universo femminile, con le due attrici che si mettono letteralmente “nelle scarpe” dei loro personaggi femminili e invitano noi, uomini e donne, a fare altrettanto e a riflettere sulla nostra disponibilità ad aiutare chi cade, chi è in difficoltà vicino a noi. Le protagoniste sono di volta in volta donne disperate, donne furbe, donne stuprate, donne private delle gambe, degli occhi, delle orecchie a cui rimane una sola cosa per difendere la dignità: la voce. L’obiettivo, è molto ambizioso. È indubbiamente difficile riuscire a sviluppare un tema così importante, e talvolta abusato, attraverso una combinazione efficace e complessivamente coerente di registri espressivi diversi. Le due attrici affrontano l’impresa entrando e uscendo, dichiaratamente, dai personaggi ma sono le emozioni, è il pubblico, inopinatamente, a rimanere fuori. Per questo motivo, oltre che per qualche problema tecnico occorso purtroppo durante la serata, lo spettacolo fatica un po’ a decollare e la distanza tra intenzioni e risultato non vengono forse colmate fino in fondo.
Se nel primo spettacolo le due protagoniste riescono, attraverso le loro storie personali, a evocare efficacemente temi universali (la solitudine del pesce rosso, il concetto di normalità), le tante storie e i numerosi personaggi del secondo rappresentano l’universo femminile in maniera molto frammentaria. Per questo la visione di entrambi gli spettacoli può essere, proprio per la loro apparente contraddizione, una scelta interessante e da raccomandare.
Fino al 14 Ottobre al Teatro della Contraddizione di Milano.
A.B.