Madama Butterfly a Venezia: la Fenice sorprende con l’arte di Mariko Mori
Ho cercato di rendere la Butterfly contemporanea, e dunque non l’ho intesa come una storia che appartiene al passato. La mia interpretazione rivitalizza l’opera per offrirla a gente di oggi. Dato che viviamo in un contesto più globalizzato e, rispetto all’opera di Puccini, abbiamo una maggiore conoscenza del mondo orientale e di quello occidentale, ci è più facile mescolare il pensiero e gli stili di vita di entrambe le culture. Nel costruire la scena ho cercato di collocare la vicenda in una dimensione più ampia: piuttosto che ritrarre i tipi, come la “Giapponese” o l’”Americano”, l’opera, nella mia concezione, parla di sfruttati e sfruttatori tra gli abitanti di questa terra, e in questo senso la storia può senza dubbio riguardare lo spettatore odierno. Con la scultura che ho creato ho voluto inoltre mettere in evidenza il concetto di ciclicità della vita, di morte e rinascita: il möbius che ho ideato simbolizza il ciclo senza fine di vita e di morte.
Il libretto della Madama Butterfly che in questi giorni è al Teatro La Fenice di Venezia presenta, tra gli altri, questo breve ma puntuale intervento dell’artista giapponese Mariko Mori, che per l’occasione ha curato la scenografia e i costumi. Effettivamente, in questo caso, la trama sembra quasi passare in secondo piano, per lasciare spazio alla riorganizzazione della stessa e dell’ambiente in cui si svolge, e dietro quest’operazione non c’è solo la regia, ma anche (e soprattutto) la mente della Mori, che ha davvero saputo plasmare e coordinare un cosmo inedito e affascinante. Nessuno stereotipo, nessun luogo comune, nessuna prevedibilità attanaglia il pensiero inclusivo della Mori, abilissima a rapire lo sguardo dello spettatore. Madama Butterfly è un’opera in due o tre atti musicata tra il 1901 e il 1903 da Giacomo Puccini su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, la coppia che si occupò anche di Tosca e La bohème. La prima rappresentazione si tenne alla Scala, nel 1904, che accolse lo spettacolo con un certo sghignazzante disappunto. Dopo varie modifiche, comunque, il pubblico iniziò ad apprezzare l’opera di Puccini, presentata a Brescia, Torino, Roma, Londra, Parigi e così via. La trama è presto detta: siamo a Nagasaki, il luogotenente della marina americana Pinkerton sta per sposare la quindicenne giapponese Cio-cio-san (traducibile appunto come Signora Farfalla, Madame Butterfly), che arriva alla villa acquistata dal luogotenente con l’ancella Suzuki e i servi. Lei ama lui, stanno per convolare ma irrompe sulla scena lo zio di Cio-cio-san, che ha saputo che lei si è convertita al credo di lui e che impone ai parenti di rinnegarla. Nel secondo atto, tre anni dopo, Pinkerton è partito con la promessa di tornare, e Cio-cio-san piange mentre lo aspetta. Nel frattempo a Butterfly – moderna Penelope – vengono proposti altri pretendenti, che lei chiaramente rifiuta. Si scopre che nel frattempo Cio-cio-san ha avuto un figlio da Pinkerton, che viene informato della questione e che dunque torna a Nagasaki. Il problema? Pinkerton ha un’altra, tale Kate. E chi si terrà il bambino?
Logicamente, la trama sorvola su varie tematiche: la maternità, l’ingenuità e le disillusioni che ne conseguono, il sopruso, l’arrendevolezza, la morte. Il tutto condito con una buona dose di giapponismo, che dalla seconda metà del secolo precedente blandiva una certa parte della cultura occidentale. Va detto che tutto ciò permane anche nella versione del barcellonese classe 1969 Àlex Rigola, che ha curato la regia per questa Butterfly ormai sei anni fa. Però, nonostante l’azione magistrale di Rigola, ciò che qui davvero rimane impresso è l’impianto scenografico di Mariko Mori: estremamente minimale, inverosimilmente candida, cromaticamente fluttuante, l’atmosfera plasmata da questa straordinaria artista riformula la vicenda stessa, che appunto si evolve in una riflessione sulla tensione tra sfruttati e sfruttatori. Ed è bene specificare che i contenuti non sono stati attualizzati: Mori e Rigola hanno semplicemente intuito che esisteva un perno attorno al quale la trama poteva ruotare, e da lì sono salpati alla volta di una trasposizione intelligente, e quindi satura più dei contenuti originali che non degli orpelli con i quali spesso adorniamo l’opera. Da questo deriva inevitabilmente, poi, che i cantanti non sono solo più cantanti, ma attori a tutti gli effetti: lodevolissima, in primis, Vittoria Yeo (Cio-cio-san), ma soddisfano molto anche Manuela Custer (Suzuki), Luca Grassi (Sharpless), Cristiano Olivieri (Goro), William Corrò (il principe Yamadori); tutti interpreti che s’intrecciano magistralmente all’orchestra diretta da un abile Daniele Callegari.
La Fenice ha inserito Madama Butterfly nel suo cartellone di fine estate: la prima si è tenuta il 31 agosto, ma le repliche, nove in tutto, continueranno fino al 5 ottobre.
Davide Maria Azzarello