“IL COSTRUTTORE SOLNESS” – L’insostenibile vertigine della vita nello spettacolo di Alessandro Serra
“Gli uomini non hanno bisogno di case. La sola cosa che possa dare loro felicità sono i castelli in aria”
I castelli in aria, quelli costruiti dall’ormai anziano e affermato costruttore Solness, non sono però leggeri e gioiosi ma al contrario grigi, tetri e cupi come i sensi di colpa del protagonista. Il costruttore dello spettacolo Alessandro Serra riesce a creare, con la stessa geniale ed efficacissima cura dimostrata in Macbettu, un mondo in cui il peso delle cose e degli avvenimenti accaduti è enorme e spesso insostenibile. Ogni oggetto, ogni elemento della scenografia (da segnalare le meravigliose luci), ogni personaggio ne viene inesorabilmente “schiacciato”. La scena è come un magnifico quadro in continuo movimento in cui “tutto deve cambiare per rimanere com’è”.
Questo, almeno, sarebbe il desiderio di Solness, ostile ai giovani e determinato a non cedere loro il suo potere. A interpretarlo Umberto Orsini (interessante e certamente anche sorprendente l’accostamento con la diversa generazione e mondo teatrale di Serra), che riesce a rendere la rigida e grigia inquietudine del protagonista: un vincente all’esterno, ma dentro un uomo da tempo sconfitto dal suo passato e alla fine anche dal suo destino. A turbare questa immobilità interverrà l’energia dirompente della giovane Hilde (una bravissima Lucia Lavia), che con amore lo spingerà all’ascesa verso l’ultimo, fatale, castello in aria.
Da sottolineare, soprattutto e ancora una volta, la capacità unica di Alessandro Serra di orchestrare in maniera magistrale immagini spesso memorabili, suoni, luci ed elementi di scena che creano un racconto i cui diversi “quadri” si raccordano e scorrono in modo fluido e naturale. Non solo i castelli in aria, ma anche il Teatro può a volte dare all’uomo la felicità.
Andato in scena al Piccolo Teatro di Milano dal 16 aprile al 12 maggio 2019.
A.B.