Il cantico di Roberto Latini
“I tuoi occhi mi dissolvono….che peccato.”
La suggestiva sala Cavallerizza del Teatro Litta ospita lo spettacolo premio UBU 2017 “Cantico dei Cantici” di e con Roberto Latini. Il pubblico entra e la scena è già pronta, Latini è sdraiato su una panchina/dondolo, dietro di lui una cabina radio con la scritta “on air”, un telefono fisso, una testa di manichino con la parrucca verde e un giglio in bocca. Ai lati della cabina una pianta e un microfono anni ‘50 che aspettano il loro turno. Latini è un deejay capelluto o così appare, e il pubblico sente in ogni momento la musica che passa attraverso le cuffie, che va dal rock dei Placebo alla musica classica alla disco. Il microfono della cabina radio, doppio, dà ancora più potenza alla voce di Latini quando inizia il suo monologo: sono i versi d’amore del “cantico dei cantici”, intelligentemente riportati e riadattati, ma sono anche domande, ricerche, allusioni. I versi si mischiano e si alternano alla musica, diretti, la cui tregua dura quel poco prima di ricominciare con la loro intensità.
“Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato
l’amore dell’anima mia;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato.”
Latini è corpo, voce e anima dei versi che recita, duttile, camaleontico, magnetico, gradualmente in crescendo verso un percorso che porta lo spettatore in bilico, senza fiato, all’apoteosi dei versi d’amore declamati, con foga, impeto, sudore, forse anche apparente fatica. Non mancano i momenti di ironia pungente, divertente dietro ai versi, dietro il travestimento e la messa in scena.
Il poema biblico adattato da Roberto Latini, qui anche attore e regista, ha dentro in sé una molteplicità ben scandita, che arriva diretta e ammaliante al pubblico. Di rilievo le musiche e i suoni emozionanti di Gianluca Misiti e le luci e tecnica di Max Mugnai.
In scena fino al 20 maggio al teatro Litta di Milano, da non perdere.
Roberta Usardi