FOCUS SUL VERO TEATRO
Il doppio in scena nel “Doppio spettacolo” di Riserva Canini al Teatro della Contraddizione
È “il doppio” il protagonista del “Focus”, una sorta di minipersonale, dedicato a Riserva Canini dal Teatro della Contraddizione: un’occasione rara – e preziosa – per godere del modo originale di fare teatro infischiandosene delle etichette (teatro classico, di figura, performativo…) di una Compagnia più impegnata, e forse più nota, all’estero che in Italia. In questa chiave può essere letto, e trova così piena legittimazione, il doppio spettacolo che mette in scena nella stessa serata un progetto teatrale nuovo-nuovo e il piccolo capolavoro con cui Riserva Canini si è fatta definitivamente conoscere a livello anche internazionale.
“Il mio compleanno” è ispirato a un famoso saggio di Oliver Sacks dedicato all’esperienza dell’”emicrania con aurea” e ha come protagonista un uomo vittima di questa terribile esperienza, la sua sofferenza, le sue domande, i suoi sogni, i suoi incubi, in un viaggio nei meandri più profondi di paure che sono le stesse di una società fragile, smarrita, in qualche modo malata. Un uomo in cerca della sua identità presente e allo stesso tempo desideroso di fuggire, di essere altro e altrove; un uomo che osserva vivere il suo doppio, un sé stesso estraneo e sconosciuto (“quanti anni ho?”) circondato da estranei che gli ricordano costantemente un compito (la presentazione) a lui sconosciuto. Il viaggio, per noi spettatori, è un’esperienza ipnotica e allucinante che ci parla attraverso l’immagine animata del teatro d’ombre, la proiezione di sagome e acetati, l’immersione in un mondo di suoni in versione live e la presenza di un attore protagonista, l’ottimo Marco Ferro (anche inventore, compositore, autore della drammaturgia e dei disegni oltre che “manovratore” in scena e voce narrante). Tutto avviene e si deforma “a vista”, sotto i nostri occhi, tra immagini poetiche e disturbanti che ci gettano con lui nel male del protagonista perché entrarci dentro, e accogliere le proprie angosce senza giudicarle, è anche l’unico modo per uscirne. Stare fermi. Stare.
“Talita Kum” è invece la storia, senza parole, di un incontro, di morte e di vita nuova, di apparenza e di realtà, di essere e non essere, non ancora almeno, di creatori e oggetti, di un doppio corto circuito poetico in cui a decidere cosa vedere e a cosa credere siamo noi spettatori. In scena due interpreti, uno animato e uno inanimato. Forse. Un’attrice. Forse. Una marionetta. Forse. Finché accade una magia; e poi, immediatamente dopo, un’altra. Non è nostra intenzione svelarvi qui quando esattamente accade questo incanto, anche perché ciò succede in maniera diversa per ciascuno degli spettatori. Ciò che davvero è prezioso è che questo momento magico, in cui siamo noi stessi a decidere di credere, con tutti noi stessi, cosa è vero e cosa non lo è, chi è il manovrato e chi il manovratore, dove è la vita e dove ancora non è, o non è più, condensa in sé il senso stesso e profondo del Teatro, in cui è chi guarda il Regista di ciò che accade in palcoscenico. Bravissima Valeria Sacco. Superflua, come nello spettacolo, ogni altra parola.
La sensazione, molto piacevole, è che Riserva Canini sarà anche in futuro capace di proporci un Teatro in grado di sorprenderci e coinvolgerci “senza confini”.
A.B.