Solaris, tra realtà e illusione
Al Teatro i di Milano è andato in scena per poche repliche, dal 20 al 23 giugno, lo spettacolo “Solaris” dal testo di Stanislaw Lem del 1961 poi diventato film nel 1972 e remake nel 2002.
La realtà a cui si assiste appare da subito anomala e ambigua, Solaris è un pianeta monitorato da una stazione aerospaziale, in cui vive oramai da svariato tempo il dottor Sartorius (Antonio Rosti), ossessionato dai misteri del pianeta. L’oceano di Solaris permette infatti l’esistenza di “ospiti”, creature non ben definite, ma che hanno il potere di prendere la forma dei ricordi degli esseri umani. L’astronauta Kris Kelvin (Giovanni Franzoni), arrivato a Solaris in missione, si trova subito a fare i conti con questi “ospiti”: infatti vede di nuovo in carne e ossa la moglie Hari (Debora Zuin) nonostante sia morta suicida 14 anni prima creandogli non poco sgomento. La realtà di Kris viene quindi scossa e ribaltata da questa visione, ancora di più quando ne scopre l’immortalità. Ogni personaggio è imprigionato in una gabbia diversa, Sartorius in quella dell’ossessione, Kris in quella del ricordo della moglie. Ma anche l’ospite patisce il limite di prendere forma da meri ricordi, seppur in carne e ossa, senza capire la sua vera identità. Solaris tiene così in pugno ogni individuo presente, che – per tentare di uscire dalla propria gabbia – deve scegliere la realtà a cui vuole appartenere.
La drammaturgia di Fabrizio Sinisi e la regia di Paolo Bignamini rendono perfettamente la storia e il significato del testo, con un ritmo interessante e significati ben chiari; i tre magistrali attori emozionano e catturano gli spettatori nella loro ambiguità, nei loro desideri, nella loro crisi e nelle loro decisioni. Bellissime le musiche originali di P.I.G. che impreziosiscono il tutto così come la scenografia di Francesca Barattini. Meritatissimi applausi con l’augurio di rivedere presto lo spettacolo in cartellone a Milano.
Roberta Usardi