Su tutte le risme è pace – WopArt Lugano 2019
“Una sorta di piccola Venezia nell’arcipelago delle fiere mondiali” – Paolo Manazza, founder di WopArt.
Giunta alla sua quarta edizione, la fiera internazionale delle opere d’arte su carta si conferma di anno in anno un luogo di incontro e confronto, nonché occasione per molti versi unica di sconfinamento (geografico, artistico, mentale): una possibilità di uscire dai margini del proprio settore o punto di vista, senza però cadere fuori tema. Che si entri nei padiglioni del Centro Esposizioni di Lugano da spettatori curiosi, da addetti ai lavori e/o da acquirenti, WopArt – Work on Paper Fair offre spunti, opere, dubbi, sorprese.
L’edizione 2019, tenutasi dal 19 al 22 settembre, ha visto la partecipazione di 102 espositori provenienti da ben 16 Paesi. Un panorama in larga misura svizzero e italiano, che tuttavia si estende sia a occidente, dall’Inghilterra agli Stati Uniti, sia a oriente, includendo ad esempio Saye Art Gallery che ha sede a Tehran e Miaja Art Collections, Singapore. La suddivisione in sezioni (Main Course, Dialogues, Emergent, Project Space), indispensabile dal punto di vista organizzativo, rimane comunque permeabile e per questo ancora più interessante. Si può passare dal respiro quasi rarefatto delle opere di Kajetan Sosnowski (proposte da Lullin+Ferrari) ad alcune formidabili tempere di Mario Sironi (Galleria Cinquantasei, Bologna), oppure dalla grafica d’autore (Colophonarte, Belluno) ai grandi paraventi giapponesi del XIX secolo dipinti a pigmenti minerali su carta di riso e foglia d’oro (Lucio Morini – Arte Orientale).
Le coordinate temporali variano, tanto per le opere quanto per le gallerie che le espongono, ed è incoraggiante, per chi segue WopArt dalle precedenti edizioni, vedere sempre nuovi spazi farsi avanti accanto alle gallerie di consolidata tradizione. Ma, ovviamente, non finisce qui. All’interno del Centro Esposizioni sono state allestite anche delle mostre. La prima, formidabile, ha trovato sede nel padiglione di ingresso: come si può intuire dal titolo “All’origine della carta: cinque papiri dal Museo egizio di Firenze”, protagonista di questo allestimento curato da Giorgio Piccaia e Maria Cristina Guidotti è il rapporto tra la carta e la scrittura. I cinque reperti, accompagnati da una accurata descrizione (e da un video sulla coltivazione e lavorazione della pianta di papiro), ipnotizzano gli occhi e l’immaginazione, in particolare l’ultimo, che reca frammenti in copto e in greco, rispettivamente dal Vangelo secondo Luca e secondo Giovanni. Un’altra mostra collaterale, “Gli orologi molli di Dalì” (cinque fusioni in bronzo ideate negli anni Settanta e realizzate nei primi anni Ottanta) è stata collocata nell’area della Vip Lounge. Ma sono soprattutto le esposizioni allestite nel nuovo padiglione, battezzato “Piazza della cultura”, a offrire sorprese e suggestioni al pubblico. Su questa “piazza”, infatti, si affacciano metaforicamente sguardi individuali e plurali, densissimi e diluiti, materici e impalpabili: l’area talk, che ospita una selezione di opere del fotografo di moda Bob Krieger intitolata “Love”; la mostra di ARCUS PRIDE ART, curata dal celebre studio legale Clifford Chance a sostegno della comunità LGBT+, in collaborazione con Tallulah Studio Art; “Il realismo visionario di Andrey Esionov”, dieci acquerelli del maestro dell’arte figurativa russa contemporanea; infine un affascinante spazio dedicato a Luigi Pericle Giovannetti, trenta opere inedite dal segno più unico che raro. Proprio alla figura di questo “artista, letterato e studioso della natura” e alla sua recente riscoperta dopo anni di oblio è dedicato l’ultimo talk della giornata di sabato 21, con i fondatori dell’ “Archivio Luigi Pericle” Andrea e Greta Biasca-Caroni (che i lettori di Modulazioni Temporali ricorderanno per l’intervista a cura di Davide Maria Azzarello LINK), Chiara Gatti, curatrice della retrospettiva in corso alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia (LINK recensione di D.M. Azzarello) e la dottoressa Paola Capozza che ha confermato la notizia di una grande mostra antologica in programma al MASI – Museo d’Arte della Svizzera Italiana.
Nella stessa giornata hanno avuto luogo, fra gli altri, due dibattiti particolarmente stimolanti: “Curatela indipendente: tra nomadismo, progettualità e sperimentazione”, un tessuto di numerose voci (tra cui Giulia Colletti, Treti Galaxie, Pierre Dupont, OPSI Collective) sul mondo dell’arte oggi e sulle faglie che lo percorrono; in “Bansky Vs Bansky”, invece, è andato in scena un insolito quanto vivace duello con le parole tra un Bansky comunicatore e un Bansky poeta – impersonati rispettivamente da Daniele Chieffi e da Paolo Manazza – sul filo di rasoio che separa l’arte dal mercato dell’arte.
Pier Paolo Chini