Andy Warhol parte da Monza e arriva in Puglia: una mostra diffusa
La scorsa primavera è stata allestita una mostra su Andy Warhol nell’orangerie della Villa Reale di Monza. Il 23 di maggio, però, il tutto è stato spostato in Puglia per intercessione dell’associazione Puglia Micexperience. “L’alchimista degli Anni Sessanta”, questo il titolo della rassegna, è giunto dunque a Ostuni, Martina Franca e Mesagne, tre piccole graziose città tra Brindisi e Taranto che necessitano di un certo incremento numerico in termini di turismo. La mostra originale è stata quindi smembrata tra queste tre perle molto accattivanti: il Castello Normanno-svevo di Mesagne (che peraltro ospita anche una magnifica collezione archeologica messapica), il Palazzo Ducale di Martina Franca (che è anche sede del comune), e il Piccolo Palazzo Tanzarella di Ostuni.
Diciamocelo subito: la scelta di disgregare il conglomerato originario aveva il dichiarato intento di captare l’interesse di quei turisti che magari non conoscono tutti i borghi della Valle d’Itria e che quindi potrebbero voler scoprire uno o più posti nuovi. E questa scelta, per quanto intelligente da un punto di vista commerciale, si rivela oggettivamente discutibile a livello pratico. Per due ragioni. La prima: Warhol rischia di passare in secondo piano. La seconda: c’è tanta gente che questi luoghi li conosce già, e bene, e che quindi potrebbe non avere voglia (o tempo) di girare come una trottola procedendo un terzo di mostra alla volta. Quest’idea dell’esposizione diffusa (o dispersiva) potrebbe creare molti più problemi ai visitatori che profitti agli uffici turismo. Poi, logicamente, ognuno dà più importanza a quello che preferisce. Se comunque si ha la pazienza e il tempo materiale di recarsi in tutte e tre le location, l’alta qualità dei contenuti in cui ci si imbatte ripaga per la fatica del vagabondaggio. Gran parte delle opere, infatti, è davvero notevole: dopo aver dato una corsa veloce alle varie Marylin, Liza, Jackie, Mao (e così via), i visitatori si ritrovano faccia a faccia con dei pezzi davvero intriganti, quasi seducenti. Qualche esempio? Le copertine dei dischi autografe esposte a Martina Franca o i vari ready-made pop (dalle bottiglie di Coca Cola ai barattoli di Campbell’s) firmati come Duchamp fece con il suo orinatoio. Bellissime, poi, le fotografie delle transgender scattate nel ’75, che spezzano la sequela di volti iconici per rivelare un lato ancora abbastanza inedito (o quantomeno poco pubblicizzato) dell’artista di Pittsburgh: l’interesse per chi famoso non lo era affatto. A confermare questo trasporto verso gli anonimi, è stata inserita anche una serigrafia su tela che ritrae una certa Carla Pizzera (in copertina), sconosciuta di cui non sappiamo nulla se non che in punto imprecisato degli anni Settanta deve aver incontrato e ispirato Warhol.
Una bell’evento, insomma. Un’occasione per scoprire tante opere che di solito nei libri di storia dell’arte non si trovano, e quindi anche un momento per approfondire e ampliare il discorso critico su Warhol, spesso semplificato o addirittura banalizzato entro i confini delle sue opere più immediate. Un grande plauso, dunque, va a Maurizio Vanni, che ha curato i contenuti e l’estetica dell’esposizione. Va detto, in tutta onestà, che in Val d’Itria è arrivata solo una parte del nucleo originario delle opere esposte a Monza, ma comunque il senso generale dell’alchimista – inteso come colui che trasforma la realtà nella sua espressione più alta – permane pure nella versione pugliese. E poi anche in Puglia la rassegna è accompagnata dal catalogo integrale di Monza (ed. Silvana Editoriale), che consente di curiosare tra ciò che nel tacco dello stivale non è mai arrivato. Comunque, la mostra diffusa non risulta in alcun modo scarna o manchevole, perché si è deciso di inserire in ogni sede un’ampia selezione di opere di artisti pugliesi contemporanei che si sono ispirati (più o meno dichiaratamente) ai temi e alle forme di Warhol. E dunque sono stati esposti alcuni lavori di Pino Pascali, Iginio Iurilli, Dario Agrimi, Fernando De Filippi, Cristiano De Gaetano, Enzo Guaricci, Antonia Bufi, Miki Carone e molti altri.
La mostra si concluderà il 9 dicembre: ci sono ancora molti mesi per riscoprire Warhol, quindi non perdiamoci quest’occasione.
Davide Maria Azzarello