STONER “il romanzo perfetto” di J.E. Williams
Pubblicato nel 1965 ma uscito in traduzione italiana soltanto all’inizio del 2012 rimane ad oggi una delle narrazioni più belle di questi ultimi anni. Raramente, come in questo caso, consenso di pubblico e qualità letteraria coincidono per cui non appare esagerato definirlo come il “romanzo perfetto”. Eppure J.E. Williams ci racconta una storia, ci descrive un personaggio, ci tratteggia una vita che non potrebbe essere più desolata, ripetitiva e inutile come è quella di Stoner e lo fa con un linguaggio così asciutto, limato, quasi scarno tale da rendere ogni frase al massimo della semplicità linguistica.
Stoner,(Fazi Editore 2012) il protagonista, ottiene dopo gli studi universitari, il dottorato di ricerca in Filosofia presso l’Università del Missouri dove rimane sino alla sua morte, non superando mai il grado di ricercatore. Matrimonio infelice, incapace di sperare in un miglioramento nella relazione di coppia, si chiude nel silenzio accantonando l’amore anche quando appare, prevedibile e scontata, una storia extraconiugale. Non vi è dunque un eclatante intreccio, non troviamo improvvisi colpi di scena, ma il dipanarsi di una vita grigia e monotona, sia pure camuffata da una “quasi felicità”, perché Stoner, malgrado tutto, non è un inetto, ma un uomo che accanto alla sua filosofia del “non importa” che potremmo immediatamente mettere in parallelo con il “preferirei di no” di Bartleby lo scrivano, riesce ad amare in maniera vigorosa e tenace il suo lavoro, la figlia e Katherine.
Stoner, tuttavia, è un libro silenzioso. Scorre inesorabile sulla crosta dell’uomo senza mai entrare e neppure scalfire la sua psiche ed è forse questo il motivo di tanto successo, il riconoscersi in Stoner senza tante spiegazioni, senza significati né interpretazioni, con la sensazione di camminare al suo fianco, con la voglia di strattonarlo alla ricerca di una reazione, oppure di parlargli per fargli cambiare idea.
Ogni lettore diventa Stoner nel trascinare il tempo, felice delle sue passioni ma rassegnato di fronte alla cattiveria, all’ottusità agli eventi che lo circondano e lo travolgono. Non lotta nemmeno per conservare l’unica onda travolgente della sua vita, l’amore vero e disinteressato di Katherine. Si adagia in un trascorrere senza iperboli, perché non ha né la voglia né lo spessore dell’eroe, ha solo e soltanto le fattezze, l’animo e le vibrazioni di un uomo. Semplicemente.
Francesco De Masi