La Mossa del Cavallo: un affresco della Sicilia di fine Ottocento
Da un fatto di cronaca realmente accaduto, Andrea Camilleri con La mossa del Cavallo (Sellerio 2017) costruisce uno dei suoi romanzi più belli.
Settembre 1877, con l’incarico di nuovo ispettore ai Mulini, arriva a Vigata il ragioniere Giovanni Bovara, siciliano cresciuto a Genova. Il giovane funzionario del Nord, apparentemente ingenuo, porta sull’Isola i suoi pensieri, il senso del dovere e il dialetto genovese nonché il senso di giustizia e onestà. Testimone involontario dell’uccisione di un prelato, poche ore dopo aver reso la sua deposizione viene arrestato come autore del fatto criminoso, in un gioco di rovesciamento dei ruoli contro cui è costretto a combattere per affermare la propria innocenza e ci riuscirà recuperando le proprie origini, cioè il dialetto siciliano e il modo di pensare e agire dei suoi padri.
Una trama apparentemente semplice, attorno alla quale però la genialità dello scrittore costruisce una serie di storie parallele e di personaggi incredibilmente vivi, reali e quanto mai attuali: funzionari corrotti, una donna bellissima dal fascino ambiguo, un parroco usuraio e donnaiolo e tanti paesani con la bocca cucita, silenziosi, omertosi. Il tutto con lo stile tipico di Camilleri, dove la contaminazione del linguaggio non si traduce solo nella musicalità del racconto, ma assurge a simbolo di un universo di mentalità e valori, alternando il dialetto genovese veloce e immediato al dialogare italiano, pomposo e burocratico idoneo a nascondere soprusi e privilegi, al dialetto siciliano che sa di rassegnazione e paura.
Camilleri ci regala con La mossa del Cavallo non solo un’impresa titanica riuscendo a inserire nello stesso romanzo tre diversi idiomi, ma anche una storia lineare e appassionante nella lettura, affascinante nelle atmosfere, di un’Italia postunitaria e quanto mai attuale, descrivendo con maestria una realtà dietro una facciata di finzione.
E così come il cavallo che nel gioco degli scacchi può scavalcare, nel suo muoversi, altre pedine, alla stessa maniera dovrà fare il ligio e onesto funzionario siculo–genovese per tirarsi fuori dalla congiura ordita contro di lui.
Francesco De Masi