Gli Oslavia ci raccontano il nuovo disco “Fragili”
Un rock maturo e al tempo stesso ironico, dove attitudine punk e vena cantautorale convivono perfettamente, generando sonorità decisamente personali. Tutto questo è “Fragili”, nuovo disco degli Oslavia, formazione milanese in forte crescita, grazie anche a live curati e coinvolgenti, come quello che li ha visti protagonisti all’ADI Design Museum di Milano. Oggi ospiti del nostro sito.
Un caloroso benvenuto agli Oslavia! Come state? Come prima cosa vi chiediamo una rapida presentazione delle vostre persone e del vostro lavoro artistico per i nostri lettori.
Ciao! Gli Oslavia sono Eugenio alla voce, Paolo e Gianluca alle chitarre, Paola al basso e cori e Aika alla batteria. Suoniamo insieme dal 2015 e, tra un live e l’altro, abbiamo pubblicato tre album: “Vicoli e Altre Strade”, autoprodotto nel 2017, “Stereotipi”, prodotto con lo studio Frequenze nel 2019, e infine “Fragili”, sempre frutto del lavoro con Frequenze, quest’anno. Chi cerca di catalogarci in genere utilizza il termine Alternative Rock, ma crediamo che sia un po’ una semplificazione: i nostri brani riflettono le nostre influenze musicali personali, ed è per questo che ascoltandoci sentirete delle eco pop, punk e cantautorali, con qualche spruzzata di jazz e prog qua e là.
Avete recentemente pubblicato il disco “Fragili”. Quando nasce l’idea di questo lavoro?
Durante la pandemia, chiusi in casa e tenuti in contatto con delle call settimanali che avevano l’obbiettivo di spronarci a suonare e di farci sentire un po’ di quella “normalità” che avevamo perso. Avevamo un certo numero di brani in cantiere o da finalizzare, così, tornati in sala prove, abbiamo dato loro la forma definitiva.
Il titolo ha un significato profondo. Il lavoro infatti nasce principalmente durante il periodo Covid e il lockdown…
Esattamente, parliamo di fragilità ma non strettamente legata alla pandemia, piuttosto ne parliamo a 360 gradi: in “Irene”, ad esempio, è la fragilità di una donna non più giovane e tradizionalista che non si ritrova nella modernità; in “Elisa in Molise” è di tipo sentimentale, parlando di un amore non corrisposto; in “Amare Amaro” è più esistenziale, legata al giudizio altrui sulla propria vita e sui propri sentimenti.
C’è in realtà una profonda forza nel parlare delle proprie fragilità. Parlando per voi, cosa vi motiva a farlo?
Probabilmente è un modo per elaborare le fragilità e trarne forza per potare avanti le cose che ci piacciono, in primis la musica. Mettere le proprie fragilità nero su bianco è un modo per poi osservarle da una certa distanza: in questa prospettiva fanno meno paura.
Il vostro suono ci ricorda molto il punk rock italiano anni ’80, per intenderci meglio quello di gruppi alla CCCP, e che per un certo senso andava a progetto con il cantautorato del periodo. Che ne pensate di questo accostamento?
Centrato in pieno il punto: abbiamo una batterista che viene dal punk, e tra le nostre influenze c’è di sicuro la scena punk rock italiana di quegli anni, CCCP in primis. Amiamo ascoltare davvero di tutto, e questo fa sì che il nostro sound non sia solo rock, ma carico di influenze (tra l’altro in scaletta abbiamo recentemente inserito anche una cover dei CCCP). Infine, Eugenio, che canta e scrive buona parte dei testi, ha una formazione cantautorale (oltre a una grande passione per i cantautori in generale).
Nello specifico, come nasce una canzone degli Oslavia?
In genere partiamo da un riff o da una struttura armonica proposta da Paolo, su cui poi lavoriamo indipendentemente, poi vediamo tutti assieme se funziona o meno; alcune volte è capitato che ci fosse già un’idea completa di canzone, quindi il processo è stato più scorrevole, altre invece sono serviti mesi per trovare una soluzione che ci soddisfacesse.
Siete molto attivi anche dal punto di vista live. In che modo Fragili si traduce in spettacolo dal vivo?
“Fragili” per noi rappresenta una sorta di piattaforma musicale che cerchiamo di adattare ai diversi contesti live in cui ci troviamo a suonare: in alcuni casi può essere il classico locale rock (ad es. il Rock’n’Roll di Rho), e allora dall’album cerchiamo di tirare fuori gli angoli più duri e acidi; in altri casi possono essere location un po’ più alternative e “sofisticate” (ad es. l’ADI Design Museum, dove abbiamo suonato il mese scorso in occasione del Salone del Mobile), e in questi casi cerchiamo di esaltare gli elementi più pop di “Fragili”; infine, stiamo preparando una versione acustica dell’album da eseguire dal vivo, in modo da poter accedere a situazioni live ancora più eterogenee.
Grazie per averci concesso il vostro tempo… e ora che piani avete?
Grazie a voi! Al momento siamo impegnati con la preparazione del videoclip di uno dei brani dell’album (niente spoiler); parallelamente continuiamo a scrivere brani e a suonare dal vivo.
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