“Malapianta” – Il primo romanzo di Antonio Cappato
“Malapianta” (Castelvecchi, pp. 176, euro 17,50) è il primo romanzo di Antonio Cappato, scritto con un linguaggio semplice che raggiunge – in determinati momenti – enfasi più acute, con cui l’autore mira a descrivere una realtà parzialmente ignota.
Augusto vive la sua vita in terza persona da sempre. Alla morte della madre, ultimo genitore in vita, è costretto a scrollarsi questo torpore di dosso per tornare protagonista attivo della sua esistenza. Una metamorfosi lenta e silenziosa gli consentirà di mutare attraverso una serie di improbabili circostanze. Dapprima il ritrovamento di una foto di una delle tante abitanti del Monumentale, il cimitero di Milano, dove si reca ogni giorno ossessionato dalle immagini dei defunti. Fotografie che comincia a rubare e che presto arriveranno a rappresentare per lui una vera ossessione. Un secondo avvenimento rilevante è l’assistenza del lungo travaglio della sconosciuta incontrata sul treno; per poi infine imbattersi in Arianna. Tra gli eventi descritti minuziosamente dall’autore, sarà proprio quest’ultimo la chiave di volta. Come Teseo evaderà facilmente dal labirinto cretese dopo aver ucciso il Minotauro, la nostra Arianna consentirà al Ronchi di tornare a vivere in prima persona.
Un romanzo familiare che, con la morte della madre, proietta il protagonista in una realtà a lui conosciuta però, fino a quel momento, distante. Una “malapianta” destinata a una rapida riabilitazione sociale ed emotiva, la cui esistenza è minuziosamente descritta nei minimi particolari per scivolare in un finale che, al contrario, si rivelerà più spiazzante e conciso.
Irene Alimonti