“Kingdom” – La folle festa senza fine del Capitalismo, delle banane e di King Kong al Teatro dell’Arte di Milano
Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro il tizio, per farsi coraggio, si ripete: “Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio. (dal Film “L’Odio” di Mathieu Kassovitz)
“Estamos bien”. Stiamo bene, stiamo tutti bene. Non ci sono problemi. Anzi, la Storia è lì a dimostrarci che non siamo mai stati così bene. Ce lo racconta subito, all’inizio dello spettacolo, uno degli artisti del premiatissimo gruppo catalano Agrupaciòn Señor Serrano: il progresso, in tutti i campi, va avanti inesorabilmente: siamo sempre più sani, più ricchi, più istruiti, più connessi. Abbiamo l’immotivata sensazione che tutto stia per finire da un momento all’altro, che il precipizio sia appena dietro l’angolo; la verità è che il nostro mondo migliora ogni giorno di più. “Estamos bien”. Stiamo bene. Questo incipit, poi ripetuto come un mantra quasi isterico, non può che ricordarci la formidabile frase di Hubert, voce narrante all’inizio del film “L’odio” di Mathieu Kassovitz, che descrive efficacemente il tentativo, puerile e in fondo inutile, di un’Umanità intera di auto-rassicurarsi. Le risate stesse del pubblico di fronte alla tesi iniziale, “estamos bien” sono in qualche modo la migliore dimostrazione che siamo noi tutti, come incoscienti spettatori dell’orchestra del Titanic, a consentire che il Capitalismo ci faccia credere che stiamo tutti bene, che le crisi in fondo sono soltanto una fase del ciclo economico e che le risorse del pianeta sono infinite.
“Kingdom” ci parla di mercati, di globalizzazione, di crisi finanziarie e di tanto altro. Lo fa attraverso un cocktail di cinema in real time (di cui gli artisti di Agrupaciòn sono pionieri e che usano in modo tecnicamente entusiasmante), musica trap, esploratori nella giungla, modellini in scala, banane fuori scala (le grandi protagoniste della storia, insieme a King Kong), innumerevoli copertine di “Time”, uomini banana e uomini in mutande (Diego Anido, Pablo Rosal, Wang Ping-Hsiang, David Muñiz e Nico Roig alla musica), uomini macho e baci omosessuali, film d’epoca e cartoon pubblicitari. Agrupaciòn, già Leone D’argento alla Biennale Teatro di Venezia, non incide forse come in altri spettacoli, ma la sua capacità di veicolare messaggi contemporanei utilizzando e miscelando tecniche innovative e strumenti tradizionali è senza dubbio efficace e attualissima.
La catarsi finale, una “festa” di musica a tutto volume, luci strobo, coriandoli, fumo, danze ossessive e sudore, è un crescendo che ci stordisce, il vortice della ruota del porcellino d’india in cui continuiamo a girare. Per sempre? Non è detto. Parafrasando il drammaturgo Eugene Ionesco (e non Woody Allen come alcuni pensano) … “Dio è morto, Marx è morto, e anche il capitalismo (forse) non si sente molto bene”.
Andato in scena al Teatro dell’Arte Milano dal 22 al 24 maggio 2019.
A.B.