La dignità di una donna traviata
In uno scenario di maestosa umanità, dal 16 al 23 marzo, il Teatro Massimo Bellini di Catania si è illuminato per La Traviata – regia di Mario Pontiggia, direttore d’orchestra Jordi Bernàcer – melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi.
Il delicato bouquet che si offre allo spettatore attraverso sontuose scenografie e sfarzosi costumi – segno della mirabile cura per i dettagli a opera di Francesco Zito e Antonella Conte – permette di filtrare l’opera, disincagliandone il messaggio dai cliché dell’ineluttabilità, facendone assaporare ogni momento. Non si avverte un costante senso di impotenza, non assistiamo alla disfatta di una dissoluta esistenza: invero, non si respira affatto un clima di dissolutezza.
Partecipazione, sincerità di cuore e studiata spensieratezza pervadono lo spettacolo fin dal primo episodio in tempo di valzer Libiamo ne’ i lieti calici, che non assume i colori della svampita Canzona di Bacco medicea, bensì sembra un inno di gratitudine alla vita. E in questo contesto, che sembra autenticamente privo di qualsivoglia malizia, ha luogo l’incontro tanto atteso da Alfredo Germont – Javier Palacios dall’aria stanca, forse troppa immedesimazione? – con l’adorata Violetta – splende Daniela Schillaci in questo ruolo e conferisce alla protagonista coraggio e una grande tenerezza che commuove e riscalda il cuore -.
Grande pathos nello straziante dialogo con Giorgio Germont – un Pietro Terranova dall’allure scenica e vocale aristocratica – in cui Violetta è costretta a rinunciare all’amore di Alfredo, che ritroviamo anche nella casa di Flora, in cui il perbenismo da salotto viene messo elegantemente al bando dalla solidarietà che abbraccia la figura di Violetta che, straziata, cede sotto il peso delle umiliazioni e della malattia.
Magari, una chiave di lettura così idealista non avrebbe incontrato il favore del Verdi, che già nei suoi diari lanciava invettive furenti contro la censura “Han fatto la Traviata pura ed innocente. Tante grazie! Così han guastato tutte le posizioni, tutti i caratteri. Una puttana deve essere sempre puttana. Se nella notte splendesse il sole non vi sarebbe più notte. In somma non capiscono nulla.”
Di certo, rinfranca poterne godere oggi, con nuova consapevolezza, scindendo l’artista dall’uomo e apprezzando le sue splendide opere.
Chiara Principato
Foto di Giacomo Orlando