“Imparare ad amarsi” al Teatro della Cometa di Roma
Il Teatro della Cometa a Roma è seminascosto da tutti quei monumenti che lo attorniano: un Teatro che viene definito, giustamente, “il salotto buono di Roma”, “una bomboniera”, una sorta di bonsai dei grandi teatri (i.e., La Scala, Il Teatro dell’Opera”) che si esprime con un piccolo e accogliente spazio di platea, tre file di micro-palchi per accogliere i “veri intenditori, nonché amici/ammiratori/parenti/simpatizzanti degli attori in scena”.
In queste sere troviamo in scena Alessia Navarro e Pino Insegno, a deliziarci con una piece teatrale “Imparare ad amarsi”, brillante, leggera-ma-non-banale, robusta, ben recitata; proveniente da oltr’alpe, dai francesi Michéle Larque e Pierre Palmade, e riadattata, per i nostri palati italici, da Claudio Insegno, con contributi di Pino Insegno e Alessia Navarro. Il tutto sotto la regia di Siddhartha Prestinari, scene essenziali ed efficaci di Tiziana Liberotti, costumi di Rosalia Guzzo e light&sound engineering di Marco Laudando. Lo spettacolo è ben condito con appropriate musiche di Bungaro e Antonio Fresa. La storia della piéce non è molto difficile a raccontarsi, visto anche il titolo della stessa; “Imparare ad amarsi è una storia d’amore come tante. Un matrimonio, un divorzio, un rincorrersi di dubbi, mancanze e rancori”. Tutte cose note a tanti. Con lo sfondo di una scenografia semplice ed efficace, esteticamente accattivante, ma al contempo intelligente, funzionale e ricercata, si muovono Carlo (Pino Insegno) e Isabella (Alessia Navarro) che passano dalle gioie del matrimonio (tesoro, amore, ….) alle asperità di un divorzio (non ti sopporto, come ho fatto a sposarti, tua madre non la sopporto più, non mi poteva capitare una suocera peggiore di così …..). Sulla scena sono soltanto loro due per tutto lo spettacolo, ma convivono, in forma pseudofantasmatica un sacco di altri personaggi: la madre di lui, Maria (la donna delle pulizie), l’amante bulgara di lui , l’amante di lei, i genitori di lei che invitano a cena a Natale tutti e due perché non sono al corrente del divorzio, il cameriere del ristorante. Chi dà vita a questi personaggi fantasmatici, con molta maestria e con la difficoltà di parlare in scena per un altro che non c’è, sono proprio i due principali interpreti. Non ci sono voci registrate che parlano, non ci sono luci che si accendono nel luogo ove virtualmente dovrebbe essere quel personaggio. Lo spettacolo ha un ritmo serrato, ma non lo dà a vedere: è morbido, mai frettoloso, senza pause e senza tempi morti: un’ora e mezza che corre più veloce delle lancette dell’orologio, tra battute, sguardi, gesti, piccoli-ma-decisi movimenti in scena.
E lo spettacolo non finisce con la fine dello spettacolo perché lui e lei (simpatica coppia di marito e moglie nella vita, oltre che marito e moglie sulla scena) si fermano a raccontare, alla fine di tutto, la storia di questo spettacolo nato dapprima in Francia e poi riadattato, arricchito e corretto in famiglia. Sì perché è proprio all’ultima battuta, del finale del finale, che svelano la storia d’amore che unisce Pino Insegno e Alessia Navarro fuori dal Teatro.
In scena al Teatro della Cometa di Roma fino al 16 febbraio.
Giancarlo Filligoi