“Calafiore”, mangia per non essere mangiato
Calafiore, culo a fiore come lo chiama la sua bella, è il protagonista di questa amara commedia scritta da Arturo Belluardo alla sua seconda prova con il romanzo. Questo archivista bancario insoddisfatto del proprio lavoro è il nostro alter ego perfetto, alle prese con un quotidiano che non ci rappresenta più, che ci porta a specchiarci in realtà che non riflettono più l’immagine di noi stessi, ma una nuova e distorta visione che rappresenta il modo malato in cui vogliono farci vedere. Così Calafiore mangia per non essere mangiato. Quello che lui divora in maniera compulsiva è metafora di una società che ci fagocita. “È la globalizzazione, tesoro”, come ci sottolineano nel libro una coppia di fidanzati strampalati che tentano di combattere il sistema mangiandone i frutti.
Come Shahrazad nelle “Mille e una notte”, Belluardo ci racconta più storie attraverso gli occhi del nostro amico obeso e quelli dei suoi carnefici, due giovani Bonnie e Clyde alle prese con il mondo moderno e i suoi falsi bisogni. Ci sono molti attori in questo romanzo, ognuno con le sue caratteristiche e la propria voce. L’autore li fa muovere nella realtà di tutti i giorni, in maniera così naturale e spontanea ,che sembra quasi di conoscerli, vederli, toccarli. E, allora, con loro ridiamo dei presentatori in televisione, che tutti i giorni invadono le nostre case e dei talent sul cibo, onnipresenti dentro e fuori da questo romanzo. Siamo con Marta e Federico e banchettiamo con carne umana, facciamo il tifo per il cugino Mauro e la sua voglia di apparire e ci sediamo a tavola con Calafiore perché – come lui – ognuno di noi ha battaglie da combattere, tutti i giorni. Siamo belli, siamo tristi e infelici, siamo depressi perché nessuno, in fondo, ci ama. “Noi siamo così, noi siamo i grassi” con le nostre debolezze, c’è chi mangia frigoriferi interi, chi si mangia le mani fino a farle sanguinare e chi ha paura del buio, e si ferma immobile nei corridoi.
Ce n’è per tutti in questa infernale baraonda pop che ha messo in scena Belluardo, bravissimo a parlarci dei problemi della nostra folle società. Con un linguaggio fresco e veloce, mai banale, in “Calafiore” (Nutrimenti, pp. 208, euro 17) assistiamo alla nascita di un nuovo meraviglioso supereroe, un Galactus divoratore di mondi nostrani. È la storia di un uomo che perde tutto nella vita, per ritrovarsi poi maestro indiscusso, pronto a riprendersi quel posto che il mondo, così perso dietro se stesso, gli aveva negato.
Antonio Conte