“Antropozoologie” – mito e distopia secondo Biagio Iacovelli
“E così, Il Mattino, deglutendo l’ultimo boccone di panino alla mostarda e prosciutto cotto, decise che da quel giorno si licenziava.”
Una galleria di arazzi tessuti fra mito e distopia. Questa è la forma che fin dalle prime battute assume “Antropozoologie – Studio verosimile di una realtà grottesca” (Eretica Edizioni, 2019, pp. 98, euro 13), esordio letterario dell’attore lucano Biagio Iacovelli.
L’opera prima di Iacovelli si articola in una serie di brevi racconti, slegati fra loro, ma accomunati nei temi e nella centralità della figura umana. Spunti mitologici, riferimenti a un indefinito futuro di stampo orwelliano e incursioni nel fantastico si snodano nel corso di nove differenti “quadri”.
Un lessico spesso e volentieri elevato fa da contraltare a una sintassi corta e frammentata, quasi lapidaria. L’oscurità del linguaggio – a volte un pregio, a volte un limite – caratterizza soprattutto i brani legati alla sfera mitica (su tutti “La stirpe di Caino“). Una velata critica alla società traspare, invece, dai testi più apertamente distopici (“Titan Arum“, “Il Botanico“), sebbene in alcuni passaggi l’omaggio ai modelli letterari del settore rischi di avere la meglio e lasciare in ombra la potenza del contenuto. Analogo discorso vale per le introduzioni aforistiche che aprono i vari racconti, in cui, di tanto in tanto, sembrano risuonare ingombranti echi nietzschiani.
Biagio Iacovelli, classe 1992, è un attore e scrittore di Latronico (PZ). Ha frequentato l’Accademia Teatrale di Roma “Sofia Amendolea” e al cinema ha recitato a fianco di attori come Giorgio Albertazzi, Remo Girone e Moni Ovadia, autore della prefazione di questo libro.
Andrea De Luca Italia