“Il tocco del piccolo angelo”, il giallo / noir dai risvolti sociali: intervista all’autrice Fiorenza Pistocchi
Un giallo, ma non solo, anche una storia d’amore, di lotta, di vita. La protagonista è Linette, una giovane donna che ha passato diversi anni in carcere per droga e prostituzione. Una volta uscita di prigione, la donna intende ricominciare da capo lavorando come massaggiatrice in una palestra. Linette scoprirà di avere un dono speciale, un tocco magico che si rivelerà fondamentale per districare un caso di omicidio. Il commissario Diego Perego, a capo delle indagini, verrà colpito da Linette e non solo per il suo dono speciale. Queste poche righe descrivono brevemente la trama di “Il tocco del piccolo angelo” di Fiorenza Pistocchi (Neos Edizioni, 2021, pp. 160, euro 15), con sottotitolo “Indagine a Milano”. Per andare più a fondo di questo romanzo avvincente abbiamo fatto qualche domanda all’autrice.
Quando ha iniziato a lavorare alla stesura di “Il tocco del piccolo angelo” e in quanto tempo l’ha scritto?
Ho iniziato a scrivere questo romanzo nel periodo del primo lockdown da Covid, nel 2020, quando eravamo tutti confinati in casa. Avevo bisogno di dedicarmi a un’attività che mi tenesse impegnata e nello stesso tempo mi permettesse di “evadere” con la mente. La scrittura ha in sé questa capacità e mi ha appassionato scrivere una storia che ha molti risvolti sociali e non è solo un classico romanzo giallo/noir. L’ho scritto in circa sette mesi, a cui sono seguiti altri mesi di revisione e di editing, con la collaborazione di un editor prestigioso, Carlo De Filippis, anche lui scrittore di gialli con una notevole esperienza.
La storia fa emergere, ancora di più rispetto al caso di omicidio, la storia di Linette, una donna con alle spalle un passato di droga e prostituzione, ma che, uscita dal carcere, ricomincia da capo una nuova vita e scopre di avere un dono molto particolare, che le permette di aiutare molte persone. Da cosa ha tratto ispirazione per la creazione del personaggio di Linette?
Prima di iniziare a scrivere il romanzo ero stata a San Vittore, nel cortile del settore femminile, ad assistere a una sfilata di detenute che, nel laboratorio di sartoria, producono turbanti per le donne che fanno chemioterapia all’Istituto dei Tumori di Milano. Ho visto ragazze giovani e belle, di cui non riuscivo a immaginare un passato criminale. Nel carcere svolgono molte attività che dovrebbero aiutarle a mantenersi nella legalità: sartoria, cucina, scrittura, teatro. In quel periodo una mia amica ha iniziato la sua attività di massoterapista, un lavoro in cui sono necessarie empatia e capacità di ascolto dei segnali che invia il corpo della persona che viene massaggiata. Ho unito le due cose per creare il personaggio di Linette, aggiungendo degli elementi di fantasia che hanno aumentato le sue capacità fuori dall’ordinario.
Lei è di origine ligure, ma ha vissuto tanti anni a Milano e ora vive a Pioltello: cosa ha amato di più di Milano e in particolare dei quartieri di Lambrate e Crescenzago, luoghi di ambientazione del suo libro?
Milano è una città bella, culturalmente viva e umanamente varia e interessante. A Milano ho abitato e ho lavorato. In particolare ho abitato tra Lambrate e Città Studi, in tre case, nel corso degli anni. A Crescenzago ho lavorato come insegnante. Milano offre moltissimo ai suoi abitanti e ha delle caratteristiche che la avvicinano alle più importanti città europee. Conserva tuttavia, soprattutto nei quartieri in cui ho ambientato l’azione, alcune caratteristiche della periferia di una volta: le vecchie case, le persone che si conoscono e si aiutano. Lambrate oggi non è più un quartiere operaio, ma è diventato un polo creativo e di piccole aziende innovative, gestite da giovani. Crescenzago oggi è un quartiere con una zona di grande immigrazione dai paesi più diversi. Ha saputo accogliere, ma non tutti i problemi derivanti da questa situazione sono stati risolti. A Lambrate vive Linette, c’è il commissariato ed è il luogo in cui è stato trovato il cadavere della vittima. A Crescenzago abita il commissario.
In passato ha scritto diversi gialli ambientati in Liguria con protagonista l’ispettore Vincenzo Russo, ha intenzione di scrivere altri gialli con Linette e il commissario Diego Perego a fare da protagonisti?
Sto pensando a un seguito per “Il tocco del piccolo angelo”, con protagonisti Linette e Diego Perego, alle prese con un nuovo delitto, ma non ho definitivamente abbandonato Vincenzo Russo e la Liguria… chissà, magari più avanti…
La copertina di Giovanna Binello raffigura una donna, si tratta di Linette?
L’immagine di copertina è un murales, il cui soggetto riproduce, quasi esattamente, il viso di Linette così come l’ho immaginato. È stato tratto dal web, elaborato graficamente, ed è probabilmente un murales haitiano… chi leggerà il libro capirà… Se si guarda bene l’immagine c’è anche un piccolo angelo, vicino al viso.
Qual è il suo “piccolo angelo”?
Questo proprio non lo posso svelare… Più volte questo piccolo angelo viene tirato in ballo dalla sorella di Linette, che non riesce a spiegarsi alcuni fatti misteriosi. È un elemento che è necessario che il lettore immagini o scopra da sé. Per quanto riguarda me il mio “piccolo angelo” in realtà sono due: la lettura e la scrittura. La lettura (sono una lettrice accanita e gestisco un gruppo di lettura per la biblioteca pubblica di Pioltello) non l’ho mai abbandonata, nemmeno da quando scrivo, ed è stata lo stimolo per decidere di cimentarmi nella scrittura, la motivazione per “passare dall’altra parte”. Infine, credo nelle coincidenze che portano le persone a intrecciare i loro destini, e in questo romanzo c’è questa idea di fondo.
Quali sono i suoi prossimi progetti, sta già lavorando a un nuovo libro?
La scrittura ormai fa parte della mia vita, quando non ho nessun progetto di scrittura sono irrequieta e dormo poco. Quando si precisa un’idea e inizio a scrivere mi tranquillizzo. Come ho anticipato prima, ho intenzione di scrivere il seguito di questo romanzo, ma mi sto documentando anche per scriverne uno a sfondo storico, dedicato al periodo tra il 1943 e il 1945 in Liguria. In questo caso sarà particolarmente impegnativa la parte di documentazione, ma confesso che mi interessa molto.
Roberta Usardi
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