“Dove gli occhi non possono arrivare”: il secondo disco de La stanza della nonna
Nel 2012 un gruppo di ragazzi ha iniziato a suonare e cantare di atmosfere vaghe e polverose. Esce qualche canzone più che graziosa, come La piccola orchestra Ezechiele. Aprono i concerti di Marta sui tubi e dei Modena City Ramblers, poi se ne tornano a casa, a Messina. Ora è uscita un’altra raccolta di canzoni: “Dove gli occhi non possono arrivare”, pubblicata il 6 dicembre dell’anno scorso. Un compendio di cose che andavano dette, di verità che altri forse hanno tentato di raccontare ma comunque non in modo così originale, tanto che mentre le si ascolta si percepisce la volontà adulta di spiegare la realtà con l’innocenza infranta di un ragazzo precoce ma comunque in età prepuberale. Il gruppo è formato da Gianluca Fontanaro, Claudio D’Iglio, Bruno Di Sarcina, Giuseppe Ruggeri e Antonio Ramires. Il nome che si sono dati, poi, è già tutto un programma: La stanza della nonna. Quella camera, insomma, che resta chiusa per volere di un genitore, dove non si può entrare perché potrebbero sempre arrivare ospiti all’ultimo momento; l’antro dei cimeli, delle foto sbiadite, dei cammei, dove le buone cose di pessimo gusto conservano la loro giustizia poetica contraria al corso futuristico del mondo; il punto di partenza dal quale i nipoti salpano per giungere alle consapevolezze più scomode e più illuminanti.
Sette tracce tutte molto ponderate, soppesate e poi rifinite. Il primo pezzo introduce il senso contenutistico ed estetico del disco, raccogliendo nel vortice narrativo Kurt Cobain, una televisione senza segnale, i baffi di Dalì e il tagliagole di Dylan Dog (che di gole è riuscito a tagliarne molte, tranne la sua!), tutto arrangiato su un synth che ricorda contemporaneamente i movimenti astrali e le sigle televisive di qualche decennio fa. L’obiettivo di questo pattern metafisico? Raccontare l’inenarrabile, l’invisibile, l’impercepibile: l’essenza sotto il pulviscolo che offusca l’arredo della stanza della nonna, oltre il quale tutti gli occhi diventano miopi, quando non proprio ciechi. Seguono poi sei racconti schiusi su tematiche varie, ma scelte comunque ad hoc per funzionare all’unisono. Particolarmente affascinante è la terza poesiola polemica, una deliziosa provocazione che mette in discussione la scala valoriale occidentale: Hai mai visto asini volare? è davvero una splendida riflessione su quanto sia preziosa l’esistenza di chi sceglie di emozionarsi al posto di preservarsi. E senza troppi giri di parole si arriva a teorizzare quel che nel subconscio tutti già sappiamo: la realtà è solo un’illusione creata ad arte dalle persone / per difendersi, non impazzire, dare un senso alla fine. / Per me ormai nulla è impossibile / è reale l’inverosimile / a testa alta resto qui a guardare / gli asini volare. Altrettanto raffinata, per quanto tragicomica, è Torri cattedrali strade e cimiteri, la penultima traccia, molto caustica nei confronti di questa contemporaneità alienante, e che si conclude con una finta disperazione geniale: Oh mio Dio! Oh mio Dio! Ma come devo fare? / Se da grande non avrò le mie case al mare?
Insomma, questi fanciulli sono davvero consigliatissimi. Forse sono ancora giovani, in termini artistici, ma ci possiamo fidare di loro: già si coglie la fine dell’era acerba, che con queste ultime canzoni sta lasciando il posto ad una maturità molto promettente. Dunque, ascoltiamoli e promuoviamoli, perché si stanno impegnando e perché se lo meritano.
Davide Maria Azzarello
Si intitola ”Gridare in Coro” il nuovo singolo de LA STANZA DELLA NONNA disponibile su tutti gli store digitali da domani, venerdì 21 maggio.
Link all’ascolto del brano: Gridare in coro (theorchard.com)
La Stanza Della Nonna torna con un nuovo e atteso inedito dal titolo “Gridare in Coro” disponibile su tutte le piattaforme dal 21 maggio. Il brano nasce durante il lockdown del 2020, un periodo in cui le certezze e le speranze sono andate in frantumi. “Gridare in coro” è una mescolanza di suoni, in cui l’anima cantautorale e folk de La Stanza Della Nonna incontra l’elettronica. Un percorso già tracciato con “Dove gli occhi non possono arrivare”, disco uscito a dicembre 2019.
«Stavamo programmando il tour estivo – racconta il gruppo – e dopo due anni passati al Dalek Studio a dar forma al disco avevamo solo voglia di suonare e far sentire il nostro lavoro dal vivo. Poi è arrivato il COVID-19 ma siamo riusciti a tramutare quella forte delusione in voglia di continuare a programmare l’uscita e l’arrangiamento di nuovi brani, anche se a distanza. Gridare in coro nasce mescolando la nostra anima cantautorale e folk con suoni meno esplorati fino ad oggi. Per la prima volta non ci spostiamo completamente dai nostri lavori precedenti, ma lo sentiamo come una continuazione naturale di un percorso che abbiamo iniziato negli ultimi anni, grazie anche all’ascolto di alcuni dischi fondamentali per la nostra formazione, come L’Era del Cinghiale Bianco di Battiato o II dei Moderat».Rockit ha scritto di loro: «In questi anni di pausa La Stanza Della Nonna sono cresciuti. Hanno coltivato una vera anima folk, perchè hanno fatto sentire il profumo dei sassi della loro terra, e da lì hanno navigato».
“Gridare in Coro” è prodotto dalla stessa Stanza Della Nonna e Damiano Miceli, insieme al Dalek Studio. L’artwork della copertina è stata realizzata da Giuseppe Ventura.
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