“Prima che il vento” – L’amore e il dolore di Antonella Boralevi
Estate del ’59, l’anno del boom economico in Italia. Forte dei Marmi, il potere dei soldi e dei titoli. Questi gli ingredienti che si fondono generando il romanzo di Antonella Boralevi. Tutto è possibile per quei ventenni “eletti”, pieni di vita e consci della loro bellezza e del loro potere.
Andreana, li guarda rapita, lei nella sua semplicità è cruda, si sente un pesce fuor d’acqua, incredula, desiderosa di appartenervi: è lì grazie all’ambizione del padre, un neo-ricco, che ha sì il potere dei soldi, ma non possiede la fredda consapevolezza di averli da sempre, da generazioni; nei suoi occhi, in fondo ai suoi occhi c’è l’ombra di aver vissuto senza. Giovannella traghetta Andreana nel suo viaggio all’interno della giovinezza senza limiti del gruppo, feste, ville sontuose, serate alla Capannina, risate, giochi, abiti e scarpe di lusso, gite in barca, corse su automobili mitiche come Ferrari e Maserati. Andreana è abbacinata dal loro universo dorato, ne è spettatrice desiderosa di appartenervi finché Alberico la prende per mano. Alberico la inizia al sesso e all’amore, scatenandole reazioni a catena che la travolgono, la disintegrano per poi riportarla in vita, lo stesso Alberico è travolto dalla furia del sentimento tanto da restarne basito, incredulo visto il suo passato da “sciupafemmine”.
“È questo che vuole il mio amore da me: che io ascolti. Che ascolti tutto il cupo che lo abita, ora che ci guarda dentro. So che solo il mio esserci gli basta. Se lo toccassi, spezzerei l’incanto.”
Poi a mescolare le carte, sopraggiunge la morte, che spegne e avvolge sempre tutto con la nebbia della gelida irrealtà. Andreana, ormai consumata dal dolore è ormai vecchia – sono passati quarantacinque anni – sul suo letto di morte, la sua ultima notte percorre nuovamente il suo viaggio nell’estate del ’59, rivivendo le sue emozioni, il suo dolore e scopre cose che ancora nessuno le aveva detto.
In “Prima che il vento” (seconda ristampa Baldini+Castoldi, pp. 412, euro 19) l’amore è protagonista, in tutte le sue sfaccettature, fino a sfociare nel dolore, nell’annientamento e Antonella Boralevi ferisce il cuore dei suoi lettori facendo trasudare dalle sue parole tanta amarezza. I toni sono ascendenti, si parte dalla pacata spensieratezza per giungere al finale impregnato da un climax profondamente doloroso, quasi tangibile che a sua volta smorza i toni acuti che dal momento della morte man mano si raffreddano fino a giungere ad una spenta rassegnazione che unge i personaggi rimasti ancora sulla scena, coprendoli con una coltre grigia. Inizialmente il romanzo sembra quasi banale, ma quando la storia entra nel vivo, il lettore diventa parte integrante della famosa estate del ’59. “Per questo, adesso, nella sua ultima notte, lei tornerà dove non era mai più voluta andare. E tutto sarà nuovo di nuovo.”
Marisa Padula