“Romeo e Giulietta” al Teatro Romano di Verona: una prima nazionale commovente per un amore anarchico
Mi sono innamorato di te
perché non avevo niente da fare
di giorno volevo qualcuno da incontrare
la notte volevo qualcosa da sognare.
Luigi Tenco
Solo la scorrettezza geniale di Babilonia Teatri, Enrico Castellani e Valeria Raimondi poteva permettersi di stupire gli irriducibili sulla credenza che la messa in scena di “Romeo e Giulietta” fosse oramai esautorata, soprattutto a Verona. E cosa potevano fare di altrettanto incredibile? Chiamare Ugo Pagliai e Paola Gassman, coppia di fatto da oltre 50 anni, che ci ricordano come solo i più grandi attori teatrali possano arrivare ad un punto della carriera in cui permettersi di giocare, di lasciarsi trasportare da una regia che si muove sicura tra il classicismo, l’innovazione e l’accenno al trash.
L’Estate Teatrale Veronese non delude mai, garantisce sempre alta qualità e coraggio nel proporre un calendario vario e attuale, incorniciato da un eterno Teatro Romano. Questa Prima Nazionale, andata in scena l’11 settembre, coproduzione Teatro Stabile di Bolzano e Teatro Stabile del Veneto, è una sorpresa accattivante e potente, testo di Shakespeare dalla traduzione di Salvatore Quasimodo.
Diciamolo. Le opere di William Shakespeare non si possono riscrivere o travolgere ma si possono raccontare in modi diversi. Qui viene dato un primo piano potente sui protagonisti, tutto il resto scompare. E la bellezza è trovare sul palco un uomo e una donna che risultano credibili nel raccontare un vero amore, la storia viene spezzata e viene a mancare la facile linea della fruizione all’ascolto. È una regia anarchica che spezza il ritmo e l’incantesimo, cattura lo spettatore e lo affronta a scena aperta. Le scelte musicali sono altisonanti e assolutamente perfette, non si può scappare dalla profonda commozione che suscitano. L’inserimento del lanciatore di coltelli, un esilarante Francesco Scimemi, è quel coup de théatre che mai ti aspetteresti, capace di narrare in pochi secondi una tragedia, che ti fa percepire e capire un’intera vicenda.
O Romeo! Romeo! Perché tu sei Romeo?
Rinnega dunque tuo padre e rifiuta quel nome,
o se non vuoi, legati al mio amore
e più non sarò una Capuleti.
William Shakespeare
Il racconto autobiografico di Pagliai e della Gassman prosegue trasversale e permette al pubblico di scoprire le loro paure, desideri, curiosità. Una recitazione altisonante e perfetta su un palco vuoto, che ci svelano credere sia abitato perennemente dai fantasmi.
Un erotismo magnetico e carnale si fa audace nel talamo nuziale dei due innamorati, fino alla scena finale: le parole sono ora viscerali, penetrano l’inellutabile destinata morte e tutto si chiude con la più commovente delle carezze che solo la purezza e la verità del teatro possono dare.
Silvia Paganini