“Tutta colpa di mia nonna” – Il divertente viaggio a ritroso di Manuela Mellini
Rebel rebel, you’ve torn your dress
Rebel rebel, your face is a mess
Rebel rebel, how could they know?
Hot tramp, I love you so! – David Bowie –
Quando hai tipo sui trent’anni e pensi di essere del tutto indipendente, eccetto che economicamente, perché hai deciso di fare l’attore ma non sempre ci riesci, quando è quel momento che sei senza pensieri e in cui però pensi (perché sì, tu pensi!) che nessuno possa chiederti niente o cambiare i tuoi programmi, ecco proprio in quel momento lì di beatitudine circoscritta alla tua vita fatta di due o tre piccole cose, arriva l’unica persona che veramente può cambiare tutto e a cui non puoi dire di no: la nonna!
Filippo Ancarani un romagnolo emigrato a Milano (che somiglia ad Adrien Brody!) è divertente e ironico, spontaneo e alla ricerca della fidanzata perfetta. Vive il triste destino degli attori di teatro – #actorslife – che, la maggior parte delle volte, abbandonano il sogno del palcoscenico per finire a girare spot pubblicitari. Tutto continua nella routine di feste da amici famosi, aperitivi, lavoretti saltuari, fino a che arriva la telefonata di mamma che richiama Filippo alla base. E da questo momento ricordi di infanzia e adolescenziali scorrono nei pensieri del nostro protagonista, su dinamiche familiari sempre le stesse, che accarezzano l’essenza dei ricordi, “passandomi una mano fra i capelli come per accarezzare un ricordo”. E poi arriva la prospettiva di un viaggio nel piccolo paese di Valpiana, indispensabile per la nonna e #lofaccioperchédevo per Filippo, ma che darà a quest’ultimo la possibilità di scoprire segreti nascosti, insieme a una presunta pazzia diagnosticata all’anziana e insolita compagna di viaggio.
In “Tutta colpa di mia nonna” (Baldini+Castoldi 2019, pp. 260, euro 17), Manuela Mellini mantiene una scrittura semplice e ironica, che si districa in quelli che sono i tempi di oggi e che si rispecchiano in quelli di ieri, maneggiando facilmente gli amici veri e quelli virtuali, in un linguaggio easy fatto di sguardi, sorrisi ed emoticon. Una storia che si solleva leggera ma che, al tempo stesso, ci accompagna in un viaggio d’estate e nel tempo, nel passato e nella memoria.
Marianna Zito