“Tecnofobia. Perché internet ci terrorizza” di Salvatore Capolupo
Con “Tecnofobia. Perché internet ci terrorizza” (2021, pp. 105, euro), Salvatore Capolupo inaugura la nuova collana Ok Computer della casa editrice El Doctor Sax, pensata per buttare un occhio sull’impatto emotivo e sociale che le tecnologie hanno sulla nostra quotidianità, affrontando quel “grande tema che sarà al centro del dibattito bioetico per i prossimi 100 anni”, spiega Gabriele Nero nella sua prefazione.
Chissà se all’inizio con ARPANET si pensava minimamente che l’evoluzione di internet avrebbe completamente fagocitato le nostre vite. Fenomeno che si è allargato maggiormente dall’inizio della pandemia quando le chiusure forzate non hanno praticamente lasciato alternative, se non quelle delle relazioni e dei lavori virtuali. Ma siamo davvero consapevoli di ciò che accade all’interno della rete, a cominciare da dove finiscono i nostri dati e fotografie, le nostre informazioni riservate, fino alle geolocalizzazioni? Ci saranno state – sicuramente per tutti – situazioni in cui, per un momento, la paura ha preso il sopravvento, pensiamo ad esempio ai tanti troll che si insinuano nelle conversazioni, denigrano, commentano fino a incutere paura e a manipolare, non solo il singolo ma anche la massa; oppure alla spaventosa spirale di una shitstorm, dove più utenti prendono di mira un singolo, senza alcuna pietà. Inoltre, quanto siamo consapevoli del fatto che i social servono soprattutto a tracciare il nostro profilo per inserirci più facilmente nelle campagne di marketing, nella raccolta dati e ad “acchiappare click”, soprattutto attraverso le fake news? Siamo consapevoli che per quanto ci sentiamo liberi di esprimerci sui social, abbiamo comunque sottoscritto un contratto per il loro “corretto” utilizzo?
È ovvio ormai che “navigare in rete” è entrato nel nostro quotidiano e non possiamo farne più a meno, soprattutto da un punto di vista lavorativo: pensiamo alle semplici e-mail oppure alla sostituzione delle riunioni con le video call, ad esempio, senza nascondere che per in determinati contesti potersi connettere da luoghi differenti è certamente un valore aggiunto per l’azienda. Di sicuro per evitare i problemi e le apprensioni elencate, bisognerebbe abbandonare internet o cominciarlo a usare con più parsimonia e consapevolezza. Salvatore Capolupo parla addirittura dello sviluppo di una sorta di empatia socialista per convivere al meglio con queste situazioni.
“L’empatia ci potrebbe rendere migliori di quanto non siamo, più pronti ad accogliere una diversità che oggi condanniamo semplicemente facendo il coro con altri presunti “simili”, e che domani potrebbe infedelmente ritorcersi contro noi stessi.”
Marianna Zito