Sovversivo Riff, come Don Chisciotte contro i mulini a vento delle convenzioni al Teatro della Contraddizione di Milano
C’è un che di “donchisciottesco” (nel senso migliore possibile di un termine e di un’opera che contiene mille implicazioni) che accomuna il modo di vedere e fare teatro delle Compagnie protagoniste di queste belle serate di doppio spettacolo, e che rappresenta perfettamente lo spirito che anima questa piccola ma significativissima realtà milanese conosciuta come “Teatro della Contraddizione”.
La contraddizione è infatti insita nel Teatro di avanguardia popolare che questo teatro ed entrambi (Compagnia Garbuggino – Ventriglia e Andrea Cosentino) si ostinano per fortuna a portare avanti, superando mille difficoltà ma con ammirevole coerenza e caparbietà. Il loro “Teatro senza metodo” (cit. Andrea Cosentino) non si focalizza tanto sull’opera, anzi la elimina, ma sulla modalità collettiva della sua visione e partecipazione. Trattandosi di un doppio spettacolo, bisogna chiarire che si tratta appunto di due spettacoli diversi che si susseguono nella stessa Serata, e che il pubblico può decidere di vedere insieme o indipendentemente uno dall’altro.
Nel primo, “Tre Stanze – I sovversivi” Garbuggino e Ventriglia si interrogano sul concetto di sovversività che contraddistingue il loro modo di intendere il Teatro. I grandi personaggi di Shakespeare, o di Dostoevskij, o lo stesso Don Chisciotte ci parlano di noi, del nostro quotidiano, ci svelano attraverso le loro esistenze le nostre. Il loro è un viaggio onirico da cui veniamo risvegliati bruscamente da muggiti animaleschi che ci riportano alla realtà.
In “Kotekino Riff”, Andrea Cosentino (Premio Ubu speciale, ndr) esalta la sua pervicace e sincera opera di destrutturazione dello spettacolo teatrale come oggetto estetico da esporre alla visione dello spettatore, in favore di un tentativo di evento profondamente legato a un “qui e ora” di gioco e partecipazione in cui l’attore non sente l’obbligo di fingere di non fingere e il pubblico rifugge dalla necessità del giudizio, per lasciarsi invece coinvolgere nell’imprevedibilità interrotta di ciò che accade in scena. Mentre i suoi sketch interrotti si susseguono, ci sentiamo sempre più sollevati e liberati dalla necessità di “capire”, interpretare, aspettarci qualcosa, e ne siamo felici. Come accade con l’opera di Cervantes, “fare il tifo” e sostenere questi “Don Chisciotte” nella loro lotta è istintivo; e in questo caso, per chi ama il Teatro, anche necessario.
Gli spettacoli sono andati in scena al Teatro della Contraddizione di Milano dal 7 al 10 novembre.
A.B.