Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi?
Immagini per un personaggio la disgrazia che le ho detto, d’essere nato vivo dalla fantasia d’un autore che abbia voluto poi negargli la vita, e mi dica se questo personaggio lasciato così, vivo e senza vita, non ha ragione di mettersi a fare quello che stiamo facendo ora qua davanti a loro, dopo averlo fatto a lungo, a lungo, creda, davanti a lui per persuaderlo, per spingerlo, comparendogli ora io, ora lei (indicherà la Figliastra), ora quella povera madre…
Inizia così, in una suggestiva e lenta media res, lo spettacolo Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi? portato in scena da Roberto Latini – rivisitazione e riscrittura dell’opera pirandelliana di Sei personaggi in cerca d’autore, che Fortebraccio Teatro ha presentato nell’ambito della XIX edizione del festival Primavera dei Teatri a Castrovillari (CS).
Siamo nel racconto. La scena, un foglio bianco agitato dal vento delle parole, e al centro un personaggio, l’attore – PierGiuseppe Di Tanno – che interpreta, nell’idea di Latini, tutti e sei i personaggi creati dalla penna di Pirandello. Un alternarsi di sequenze che rallentano fino a sospendersi per permettere la riflessione tra una narrazione e l’altra. La lentezza dell’inizio prepara allo stupore, che è totale quando poi il ritmo cambia.
Il personaggio è a quasi due metri di altezza, in piedi su di una costruzione che vuole essere palco sul palcoscenico. Il distacco necessario a indicare che la vita vera si svolge su altri piani. In scena c’è il conflitto del mondo di finzione con il mondo reale; PierGiuseppe Di Tanno ha sul volto una maschera che riproduce un teschio, simbolo della morte. La morte a cui sono destinati tutti i personaggi, che non vogliono rinunciare alla vita, anzi si ribellano e gridano la loro realtà. E dopo aver visto – in un buio totale – proiettate alcune delle parole più significanti di Pirandello, arriva un finale capace di coinvolgere ancora. In un gioco di luci, musiche e suoni – perfetto grazie alla maestria Mugnai e Misiti – Pirandello si mescola all’Amleto di Shakespeare portando in scena il mare, l’acqua simbolo di vita e di morte.
Di PierGiuseppe Di Tanno a noi arriva la sensibilità e la forza straordinaria e necessaria per portare in scena un lavoro come questo. Alla fine, più di due minuti di applausi hanno sicuramente decretato il successo di questo audace lavoro.
Letizia Chippari