PROSSIMA FERMATA MILANO AL TEATRO ELFO PUCCINI

In scena l’anima nera e bellissima, di una città in costante, apparentemente disperato movimento.
Esiste una linea immaginaria, invisibile, che unisce passato, presente e futuro di Milano. Animanera prova a farcela vedere al Teatro Elfo Puccini con “Prossima fermata Milano”, seguendo il filo rosso di un’ipotetica nuova linea metropolitana di cui mette in scena quattro stazioni poetiche, quattro drammaturgie che ci raccontano questa città attraverso punti di vista, poetiche, linguaggi, storie diverse. La lente per interpretarle si chiama speranza.
La prima fermata è “Aspettando MM” di Camilla Mattiuzzo. AA e CC sono una sorta di Vladimir ed Estragon al femminile in beckettiana attesa sulla banchina di una stazione della metropolitana. Le due donne non si conoscono. Tra di loro inizia improvvisamente una conversazione surreale in cui emergono tutti i luoghi comuni ormai consolidati che caratterizzano la milanesità: un dialogo fatto di diffidenza, invidia, nevrosi, schizofrenia, competizione, violenza verbale e fisica che riempie l’attesa, la speranza, per una metropolitana che forse non arriverà mai.
La seconda fermata, “Delivery Service” di Carlo Guasconi e Pablo Solari (Leche de Tigre), è un thriller che nasce dall’esplosione del fenomeno “Gig Economy”; racconta la storia potente e paradossale che vede protagonisti il manager di una delle tante aziende di food delivering della città e un fattorino addetto alla consegna delle pizze. Le sorprese, nell’evolversi del dialogo e del rapporto tra i due, saranno moltissime. Un buon thriller, come è sicuramente questo, merita di non essere del tutto spoilerato. Quello che si può dire, oltre a segnalare l’efficacia della scrittura e della messa in scena di questa ottima drammaturgia, è che il racconto della speranza tradita da aziende che non danno vero lavoro né vero futuro alle nuove generazioni ci riserva un finale a sorpresa, capace di ribaltare le posizioni di forza e di far esplodere in modo drammatico e clamoroso tutte le contraddizioni di questo sistema.
Nella terza fermata, “Quel che resta del porno” di Magdalena Barile, l’ambientazione sorprendente è il set cinematografico di un film per adulti. La storia, a tratti veramente esilarante, ci parla dell’incontro sul set di due giovani che, tra incidenti vari ed erezioni difficili dell’anziano protagonista del film, si innamorano e tentano insieme di trovare una loro strada che dia un nuovo senso al porno. La speranza della vecchia star, rivolta a un passato e a una Milano che non c’è più, coesiste con quella dei due giovani, totalmente orientata verso un futuro nuovo dove anche il porno può essere innovativo. Non ci sono giudizi di valore: ciò che va in scena è la ricerca di un’identità perduta o ancora da costruire.
Questa ricerca, attraverso un percorso che lega passato e futuro, è ancora più esplicita ed efficace (oltre che divertente fino alle lacrime) nella quarta fermata, “Reincollare le zampe ai piccioni e altre proposte geniali per migliorare Milano in vista delle Olimpiadi Invernali del 2026” di Davide Carnevali. La forma è una professionalissima presentazione in stile aziendale, che ci colloca esattamente nella Milano di oggi e ha come tema il nuovo “leit motiv” destinato a muovere ogni cosa e ogni pensiero dei milanesi per gli anni a venire: le Olimpiadi Invernali del 2026. Reale e surreale, verità e finzione, progetti veri e leggende si mischiano, si confondono, a volte ci confondono, ci spiazzano, ci convincono che tutto sia davvero già successo (compresa, quasi nascosta nel testo, la morte di Silvio Berlusconi) o che potrebbe davvero accadere. Il senso del cambiamento e della sua velocità sono un segno distintivo di questa città. È la direzione che non è chiara. Si può guardare al passato, riportando la nebbia che non c’è più a Milano; si può competere con le grandi capitali, immaginando una città dove ci si muove, ecologicamente, sull’acqua; si può infine tentare l’impossibile, reincollando finalmente le zampe ai piccioni. Purché lo si faccia con creatività.
Se Milano è un palcoscenico, e tutti noi non siamo altro che attori, la nostra speranza è che qualcuno ci renda felici dandoci finalmente il testo, possibilmente ben scritto, diretto e interpretato come questo “M8 – Prossima fermata Milano”: uno degli spettacoli migliori visti negli ultimi tempi, che ci dà speranza nella nuova drammaturgia contemporanea e soprattutto tanta voglia di andare a Teatro.
A.B.