Nori racconta Dostoevskij
“Uno scrittore russo, Vasilij Rozanov, descrive Dostoevskij come un arciere nel deserto con una faretra piena di frecce che, se ti colpiscono, esce il sangue. Ecco io, la prima reazione che ho avuto, quando ho capito di cosa parlava Dostoevskij in “Delitto e castigo”, quando Raskol’nikov, il protagonista, si chiede: ‘Ma io, sono come un insetto o sono come Napoleone?’, ecco quella domanda, io quindicenne, me la sono rivolta anch’io: ‘Ma io’ mi son chiesto ‘sono come un insetto o sono come Napoleone?’
E ho avuto, me lo ricordo perfettamente, la sensazione che quella cosa che avevo in mano, quel libro pubblicato centododici anni prima a tremila chilometri di distanza, mi avesse aperto una ferita che non avrebbe smesso tanto presto di sanguinare. Avevo ragione. Sanguina ancora. Perché?”
L’autore
Esistono libri che ci catturano per la loro trama, altri per chi li ha scritti. Altri ancora, ci attraggono per chi ce li racconta. Capita anche per le opere Dostoevskij, genio indiscusso della letteratura russa, di aver bisogno di una forte motivazione per essere lette. Il valore dei suoi scritti è senza dubbio inopinabile eppure, difronte a un autore simile, molti avvertono un timore reverenziale che spesso allontana e ne scoraggia la lettura. Non leggere Dostoevskij solo per paura è un limite. La motivazione a cui poc’anzi si accennava è fondamentale e potreste trovarla tra le pagine dell’ultimo libro di Paolo Nori, autore di numerosi romanzi e saggi, noto per aver tradotto e curato molte opere dei più grandi autori russi. “Sanguina ancora – L’incredibile vita di Fëdor Michajlovič Dostoevskij” (Mondadori, 2021, pp. 286, euro 18,50) è un libro accattivante, coinvolgente, che vi farà sorridere come pochi altri, emozionare e sbalordire.
Perché leggere Dostoevskij?
Al quesito che apre il libro “che senso ha, oggi, nel 2021, leggere Dostoevskij?”, Nori risponde con un sincero e schietto “non lo so”. In effetti leggere Dostoevskij è un’esperienza andrebbe fatta a prescindere dal senso che pensiamo possa avere. Leggere Dostoevskij vuol dire conoscere un uomo dalle mille contraddizioni, capace di descrivere l’animo umano come pochi e rivelarne, al contempo, purezza e dissolutezza. Dicotomie queste, che non appartengono solo ai suoi personaggi ma a egli stesso. Un uomo, Dostoevskij, descritto da chi lo ha conosciuto come cattivo, invidioso e corrotto ma anche intelligente e così nobile da oscurare i suoi peccatucci. Un uomo dunque, che può essere tutto e il contrario di tutto. Buono da esser convinto forse che “il mondo, lo salverà la bellezza” come il protagonista de L’idiota o forse solo come in Memorie del sottosuolo quando affermava che “io son poi da solo, e loro sono tutti”.
Vita di un genio
Perché leggerlo dunque? Perché i suoi libri continuano ad essere inseriti nelle classifiche delle cose da leggere almeno una volta nella vita? In Sanguina ancora, Nori ci racconta la sua esperienza, da quando lesse per la prima volta, a quindici anni, Delitto e castigo e di come, da quel momento, non ha più smesso di tornare tra quelle righe. Affascinato oltre che da quelle opere così travolgenti ma anche dall’uomo Dostoevskij, tra voli pindarici su fatti privati e racconti poco noti dell’autore russo, ci fa conoscere il genio come non lo avevamo mai conosciuto: dalla vita privata alle pagine più oscure sulla sua condotta, passando per il mancato incontro con Tolstoj fino al 22 dicembre 1849 quando, in Piazza Semënovskaja, sfiorò la morte.
“Sanguina ancora” andrebbe letto da chi, scoraggiato, pensa che la letteratura russa sia fatta solo da pesanti mattoni e da chi ha già avuto il privilegio di apprezzarne la grandiosità, ma vuole sentirsela raccontare da un altro punto di vista, perché in pochissimi sanno far ridere su una letteratura spesso disperata e pregnante.
Sara Pizzale