“Di chi è la colpa”: il nuovo romanzo di Alessandro Piperno
“Se mi ci fossi messo d’impegno, forse, avrei potuto indurla a darsi la colpa. Refrattaria per natura a scaricare i pesi della vita sugli altri, amava farsene carico, e farlo con decoro e discrezione”.
Dare la colpa, sentirsi in colpa. Di chi è poi davvero, in fondo, la colpa? Nel suo ultimo romanzo “Di chi è la colpa” (Mondadori, pp. 444, euro 20) Alessandro Piperno fa parlare in prima persona il suo protagonista che, attraversando le tappe della vita, si interroga percorrendo un viaggio introspettivo, grazie al quale riflette, si analizza e analizza avvenimenti che accadono e persone che lo circondano. Unico figlio in una famiglia altalenante che tira oramai avanti tra litigi “gravati dai debiti e assediati dagli spettri”.
“C’era una cosa persino peggiore di starsene lì, nel lettino, a immaginarseli morti: ed era saperli vivi, vegeti, agguerriti, e proprio per questo imbestialiti l’uno con l’altra e pronti a saltarsi al collo”.
Non c’è nessun altro per lui al di fuori di questo nucleo così circoscritto, se non la musica di Elvis e il rifiuto per la scuola. Finché un giorno la scoperta di nuovi orizzonti, del passato che si riaffaccia presentandogli dei parenti fino a quel momento distanti, nuove radici che lo legano alla cultura e alla religione ebraica: una nuova identità con un orrore alle spalle, a cui lui non aveva mai pensato di appartenere.
“Ma dai, una religione valeva l’altra. Non ero disposto a offrire all’ebraismo più chance di quante ne avrei concesse, in analoghe circostanze, al culto di Cristo, Buddha e Iside, qualora mi fossero stati proposti”.
Perché questo passato fino ad ora era stato tenuto nascosto? Chi è veramente sua madre? Ed ecco l’opportunità di un viaggio, una nuova avventura, ad aprire nuovi spiragli o che semplicemente gli permetterà di affacciarsi a una vita sognata che però in realtà non gli appartiene. E poi la tragedia. Una tragedia che segna, cambia tutto e continua a disegnare colpe e sensi di colpa, le cui ripercussioni ci saranno a lungo negli anni a venire, forse per sempre.
“Comunque, qualsiasi cosa fosse appena successa, sentii che ne ero in qualche modo responsabile e che niente e nessuno avrebbe mai potuto persuadermi del contrario”.
Alessandro Piperno, con una acuta descrizione di fatti e personaggi, scrive pagine emotivamente forti che attraversano animo e pensieri del protagonista, in cui si rispecchiano anche le emozioni di tutti coloro che lo circondano. Ci guida all’interno di quella che è la tradizione ebraica a Roma e allo stesso tempo ci conduce tra le case di periferia; cambia scene e scenari in modo armonico e magistrale, lasciandoci a bocca aperta davanti all’inaspettato che, improvvisamente, accade. Una scrittura raffinata, elaborata in modo minuzioso, dove nulla è lasciato al caso.
Marianna Zito