“La luce nella masseria”: un racconto di memoria e di speranza
Saverio D’Ercole e Roberto Moliterni scrivono un romanzo che, soprattutto a noi lucani, farà fare un viaggio nel tempo, nelle memorie – non solo le nostre – ma quelle dei nostri genitori, zii e nonni. “La luce nella masseria” (Mondadori, 2024, pp. 228, euro 18.50) racchiude quella nostalgia di cose non vissute, di cui abbiamo sentito parlare sin da piccoli, oppure vissute ma ormai molto lontane, spazzate via dal tempo, da quello sviluppo e da quel progresso così sapientemente distinti e spiegati da Pasolini; così lontane dalla nostra realtà telematica e virtuale che sembrano appartenere oramai a un’altra vita.
Ma che cos’era la masseria, se non quel posto dove da bambini si giocava e si rincorrevano gli animali, quel posto che sì dava sostentamento all’intera famiglia, quel posto dove ogni alba metteva in moto le attività che avrebbero portato il pane, ma soprattutto che rappresentava l’anima della famiglia stessa, dove tutto era nato, si era evoluto e dove venivano indirizzati tutti i sacrifici per continuare a mantenerla in vita? La masseria dei Rondinone era nei pressi della città di Matera, siamo agli inizi degli anni Sessanta, anni cruciali e di cambiamenti determinanti e soprattutto i fatidici anni della televisione.
“Ma poi, in quella confusione, la vidi! Stava proprio in fondo alla sala. Era da lì che veniva la musica. Era la prima volta che vedevo la televisione.”
È un momento di transizione e di emancipazione, dove mai si è sicuri se la cosa migliore è restare o andare: restare legati alla propria terra, alla campagna, o andare verso un futuro pieno di promesse, verso le fabbriche e le città del nord. È questo ciò a cui assistono il piccolo Pinuccio e i suoi cugini: all’indecisione degli adulti, alle loro reazioni di fronte a tutte queste novità, tra cui anche la scoperta di una nuova malattia che andrà, per forza di cose, a incidere sulle loro scelte. Tutto questo ha lo sfondo che Pasolini scelse per girare la passione del suo Cristo/Irazoqui nel film Il Vangelo secondo Matteo, i Sassi – molto diversi da quelli che conosciamo oggi – che vide inevitabilmente coinvolta la gente del posto, portando in loro un misto di adrenalina, timore e curiosità.
Tra un assaggio di tradizioni locali – come l’uccisione del maiale e il rito della salsa – il suono del cupa-cupa e i festeggiamenti della Madonna della Bruna, Saverio d’Ercole e Roberto Moliterni ci fanno fare un tuffo nelle terre materane degli anni Sessanta, delineando la vita della gente di allora in un perfetto contorno fatto di tutti quegli avvenimenti politico-socio-culturali che ci furono in quegli anni e che coinvolsero non solo il nostro Paese, ma anche il resto del mondo. È un viaggio nel tempo ricco ed emozionante, che racconta perfettamente il senso di appartenenza e che risveglia nella memoria quella nostalgia di un passato che sì, di sicuro oggi ci starebbe stretto, ma che ci riporta in bocca il sapore e nel naso gli odori che gli appartengono e di cui sono intrise le nostre radici.
Marianna Zito