Marlene Kuntz in concerto (e non solo) allo Spazio Teatro 89 di Milano
“Figlio mio, mi dispiace
e chissà se si poteva evitare
Chi ce la farà e chi non ce la farà
canta che ti passa
nel caso poi si vedrà”
“Vita su Marte”- dal Concept Album Karma Clima (Marlene Kuntz)
La maturità di un artista, e la sua sincerità, si misurano dalla capacità, a un determinato punto di un percorso artistico-musicale, di arrivare alla chiara consapevolezza di “ciò che conta veramente”, per sé e ancor più per gli altri, e di farsi strumento vivo (attraverso i propri mezzi, la musica nel caso dei Marlene Kuntz…) che sia capace di parlare alle coscienze. In questo senso “Karma Clima” non è soltanto un album o un tour, per quanto particolare e diverso dai precedenti, ma un vero e proprio progetto ambiziosamente sospeso tra disperazione e voglia di risvegliare le coscienze e tentare di comunicare attraverso ogni linguaggio (la musica, la poesia, il cinema) un’urgenza autentica, ineludibile, universale e definitiva come quella del cambiamento climatico e delle sue catastrofiche conseguenze per l’intera umanità. Sono numerosi gli ingredienti che si possono trovare, con sorprendente e coerente continuità, in questo “Tour nei teatri”, dove il pubblico assiste non a un concerto (o non soltanto a questo), ma a un rito che si compone di tre capitoli ben precisi, distinti ma anche come detto assolutamente legati tra loro.
Al centro di questo rito non c’è la volontà di celebrare qualcosa, o di autocelebrarsi, ma quella di “comunicare” veramente, di trasmettere questa urgenza in ogni modo e attraverso qualunque mezzo. In qualsiasi comunicazione efficace il “dove”, cioè il luogo in cui questa avviene, è fondamentale. In sé, l’esperienza di assistere a un concerto-rito rock seduti in un piccolo teatro potrebbe sembrare per alcuni straniante… e in parte lo è (nessun coro del pubblico che sovrasta la voce del cantante, nessun telefonino che ti impedisce di vedere il palco, ma anche il prurito, represso, che ti muove il sedere e ti fa venir voglia di saltare in piedi a ogni pezzo), ma rappresenta una scelta coraggiosa e al contempo assolutamente funzionale rispetto al messaggio:
“Di fermare il tempo
Non c’è stato tempo mai
Il tempo fugge come il vento
Il tempo è un lampo e tu lo sai
E quello che in questo momento vola
Dice a tutti noi :
“Attento che col fuoco scherzi
E l’acqua prima o poi ti mancherà”
da “Acqua e fuoco”
La ricerca dell’attenzione massima del pubblico è chiara ed esplicita sin dall’inizio, quando va in scena un film sperimentale (“Divenire del tempo trascorso”) con le immagini poetiche di Lorenzo Letizia girate presso le residenze artistiche che hanno visto nascere il concept album Karma Clima. Insieme, sotto e dentro il film, scorrono impetuose le improvvisazioni dei Marlene Kuntz: è un suono “diverso”, elettroacustico, che richiama, senza nasconderla, l’esperienza altrettanto innovativa e “di rottura” dei Radiohead di Kid A/Amnesiac. A questo primo capitolo visuale e poetico seguono immediatamente tutti i pezzi del nuovo album, di cui viene rigorosamente e giustamente seguita la scaletta originale. La sequenza, in un concept, non è mai casuale.
Nel terzo capitolo, dedicato alla ricchissima discografia “classica” dei Marlene Kuntz (11 album in studio e tanto altro), una scelta non scontata di pezzi (tra cui va segnalata una meravigliosa versione acustica di “Nuotando nell’aria”) eseguiti alla grande da una band che sa trovarsi a occhi chiusi e alla quale, come fanno con il loro ultimo pezzo, possiamo dire soltanto:
“Grazie…
Per tutto questo: grazie.
Per tutto quanto: grazie.
Semplicemente grazie.
Perdutamente grazie.
Solennemente grazie”
A.B.
Teatro Spazio 89 – Milano
Sul palco Cristiano Godano (chitarra e voce), Riccardo Tesio (chitarre), Luca Lagash Saporiti (basso), Davide Arneodo (tastiere e violino)
Fotografia di Michele Piazza