“Lungomare nostalgia”, il ricordo che ci porta in avanti
“Lungomare nostalgia” (Edizioni Spartaco, Collana Dissensi, pp. 248, Euro 15,00) è il nuovo romanzo del torinese Andrea Malabaila.
“Stai svanendo assieme alle tue parole. E questo mi fa male perché è sulle parole che noi due abbiamo fondato le nostre esistenze. (…) Sappiamo entrambi che le parole hanno bisogno di cura, precisione, passione.”
I libri sono una passione che accomuna Natale e Andrea, nonno e nipote. Il primo tipografo linotipista, il secondo scrittore ed editore. Ma quando Andrea va a trovare l’anziano, ricoverato e in fin di vita, si rende conto che, assieme all’uomo che l’ha visto crescere, sta per perdere la sua storia, quella che da anni si era ripromesso di scrivere. Inizia dunque a fare i conti con i ricordi, gli aneddoti di un uomo che, tra le parole, emerge come un supereroe giudizioso. Una persona normale, ma straordinaria per chi lo ha amato, nei suoi meriti di lavoratore, marito, padre, nonno, amico. Nel mezzo c’è la storia di un intero Paese: il fascismo, la guerra, la ricostruzione, il boom degli anni Sessanta, la recessione e l’inflazione, i primi segnali di un nuovo boom. E dunque, puro racconto di pura vita, quella che potrebbe essere dei nostri nonni o genitori. Da qui, un delicato equilibrio tra nostalgia e dolcezza, capace di strappare una risata davanti ad aneddoti dosati e ben collocati.
Malabaila prova a trattenere quella vita che, per sua stessa natura, scivola via un dettaglio alla volta, quella che “Vediamo che succede, ma non succede mai niente se non provi a stuzzicarlo un po’ il destino”. Sono pagine che provano a lottare contro la presunzione e l’innocenza della giovinezza che pensa che la vita sia un lungo nastro che scorre all’infinito, e ancora di più contro la tentazione di procrastinare, aspettando l’occasione successiva, quella comoda, quella perfetta. Perché, semplicemente, potrebbe non arrivare in tempo.
“Devo fare finta che tutto sia uguale a sempre. È il tributo che mi chiede l’estate: nessuno ha voglia di leggermi in faccia il ricordo della tua scomparsa. Siamo al mare, in vacanza, e non sono concessi costumi a lutto o proroghe alla tristezza.”
La consapevolezza, e una punta di amarezza, perché la vita deve andare avanti, e lo fa. Il punto è che lo fa anche senza di noi, troppo bisognosa di quella parola chiamata “futuro”.
“Ma prima o poi andrò avanti, perché la vita si basa proprio su questi difetti della memoria: ciò che ci sembra insuperabile a poco a poco perde i contorni e assume la consistenza della filigrana. Non passerà molto tempo, e sarai un’ombra trasparente che non scorgerò più tra le file degli ombrelloni. Prima o poi altre immagini si sovrapporranno e sembreranno reali, anche se si tratterà di un’illusione. La realtà non è ciò che abbiamo davanti agli occhi. Non solo, almeno, altrimenti saremmo senza storia né passato. E in ogni momento dovremmo ricercare, o ricreare, le nostre coordinate.”
Siamo fatti di istantanee, di ricordi, di un passato che “impiega a morire molto più tempo di quanto non faccia una persona”, e siamo le nostre radici, quelle che riconosciamo nel modo di allacciare una scarpa, di arrotolare la carta delle caramelle, un atteggiamento, una postura, un tratto del carattere. Elementi che trasmetteremo a qualcun altro, che a sua volta li lascerà in eredità a persone che nemmeno ci avranno conosciuto. Malabalia traccia quella rete straordinaria che è la vita.
Laura Franchi