“Le nostre canzoni ci rappresentano in toto, in ogni sfumatura”. Intervista ai dellarabbia
I dellarabbia sono più di una “semplice” band. Potremmo definirli un collettivo, una “factory” all’interno della quale musicisti diversi si riuniscono con l’intento comune di usare la musica per raccontare la realtà circostante. Il tutto a suon di chitarre e crossover sonoro. Noi di Modulazioni Temporali li abbiamo intervistati per parlare del nuovo disco “lunganotte”.
Come siete arrivati all’attuale formazione del collettivo dellarabbia e in che modo funziona il vostro lavoro insieme?
Dellarabbia nasce nel 2018 dopo molti anni di collaborazione tra Marco (voce), Americo (produttore e autore) e Adamo (Tastiera, violino, chitarra). Dopo il primo album “L’era della rabbia”, la cui promozione è stata integralmente influenzata dal periodo Covid, è entrato anche Skammy nel collettivo (produttore e chitarra). Alla formazione si sono aggiunti nell’ultimo anno Francesco (basso), Matteo (chitarra) e Lorenzo (batteria), completando la line up per i live. Abbiamo un’idea precisa di cosa vogliamo dire e come vogliamo farlo. Crediamo fermamente che la musica sia il nostro strumento per raccontare la realtà che ci circonda, partendo proprio dalle cose più brutte e spaventose, quelle di cui nessuno vuole parlare.
Nello specifico, come sviluppate la creazione di un pezzo?
È un processo molto naturale e parte sempre da Marco e Americo, che scrivono l’ossatura grossa dei brani, dando un indirizzo, melodico e lirico. È molto importante per noi che le canzoni ci rappresentino in toto, in ogni sfumatura. Essendo in tanti abbiamo modo di curare ogni dettaglio sonoro. Adamo, che di mestiere fa il violinista in orchestra, si occupa degli arrangiamenti orchestrali, che sono una parte fondamentale del nostro crossover sonoro. Skammy e Americo poi, si occupano della produzione, dando ai brani la forma definitiva. Ognuno cura un pezzo di un puzzle più grande, collettivo appunto, che vuole trasmettere a chi ascolta un punto di vista preciso, personale, interiore ed esteriore.
Quando avete concepito “lunganotte” e quanto tempo ci avete messo per portarlo alla luce?
“lunganotte” nasce durante il periodo covid, mentre tutto si era fermato e la realtà ha preso toni surreali che l’hanno trasformata in una specie di disaster movie hollywoodiano. Volevamo raccontare quel buio che sentivamo salire dentro e intorno a noi. Abbiamo fatto diverse prove di produzione fino a trovare la formula che ha convinto, sia noi che gli addetti ai lavori coinvolti, che era arrivato il momento per questo album di uscire. Due anni di lavoro in cui abbiamo scritto e prodotto decine di demo e cestinato quasi 50 bozze. Siamo molto metodici e pretendiamo molto da quello che facciamo e speriamo che questa sia una delle caratteristiche che emerge maggiormente dalla nostra musica.
A chi consigliereste l’ascolto di questo disco?
A chi piace il rock alternativo internazionale, ma anche i classici del genere italiano. A chi cerca un album che non insegue i trend di mercato, senza ipocrisie, scuro e aggressivo. A chi pensa che gli artisti debbano raccontare con la musica un punto di vista sulla realtà che ci circonda e non solo parlare di feste in spiaggia o d’amore. Ma anche a chi cerca canzoni che parlano di incompletezza interiore e della ricerca di un riscatto personale.
Come stanno andando i live di supporto alla release?
I live stanno andando bene, ma il grosso del tour, che toccherà quasi tutte le regioni italiane, partirà ad ottobre e l’idea è quella di non fermarci fino alla prossima estate. Abbiamo fatto un bel release party a Roma con molti degli amici che hanno partecipato all’album. Speriamo di poter coinvolgere Divi (Ministri), i Vanilla Sky, i Meganoidi e Andrea Rock anche in altre date del tour!
Siete soliti collaborare con molti artisti nelle vostre canzoni. C’è qualcuno con il quale vorreste lavorare in futuro?
Sono tantissimi gli artisti con cui vorremmo lavorare e spesso ci capita di poterli incrociare in giro per concerti o grazie ad amici comuni. Stiamo già lavorando ad un terzo album per cui stiamo scrivendo tanto e per cui abbiamo anche un titolo provvisorio ed un’idea di potenziali collaborazioni. Cristiano Godano, Brunori Sas, Frank Turner, Alberto Ferrari, Davide Toffolo, Paolo Benvegnu, Nada o Appino, potremmo continuare per ore, in questo senso la nostra lista dei sogni è direttamente proporzionale a quanto ci piace collaborare e scrivere con altri artisti.
Come sta la salute del rock e in generale di una certa musica alternativa in Italia?
Viviamo un tempo in cui le chitarre tornano in braccio ai giovani musicisti, perciò il rock è probabilmente in ripresa. Ma il rock è prima di tutto un’attitudine ed in quanto tale non può morire ma cambia forma sonora e linguaggi in base alle generazioni. C’è una scena viva e vegeta in Italia e ci sono tantissime band interessanti e sconosciute, che avrebbero bisogno di maggiori spazi e visibilità. Anzi, approfittiamo della domanda per fare qualche nome per dimostrarvelo, sperando di incuriosirvi: Mutonia, De Relitti, I Giocattoli, Gli Elettrica, Wake up Call, Ibisco, Daev, This Eternal Decay, The Shutters e potremmo davvero continuare per ore. Ascoltare per credere.
Grazie dellarabbia, un saluto ai nostri lettori come meglio credete.
Senza i media indipendenti e i loro lettori e alla loro passione, non esisterebbe scena musicale. Perciò grazie a voi per lo spazio che date a progetti come il nostro e grazie ai vostri lettori per l’attenzione. Siete un faro acceso in questa Lunganotte.
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