“LETTERE DALLA KIRGHISIA” DI SILVANO AGOSTI
Un mondo dove l’uomo sia al centro della sua esistenza, dove non si passa l’intera vita a fare un lavoro spersonalizzante, dove grazie alle libertà personali la creatività può realmente vivere ed essere messa in pratica in maniera consapevole? Benvenuti in Kirghisia!
Il libro intitolato “Lettere dalla Kirghisia” (Tlön, pp. 152, euro 11,90) scritto da Silvano Agosti, narra di un paese immaginario, la Kirghisia appunto, dove sembra si sia realizzato tutto quello che in altri paesi del mondo non si avvera mai.
In Kirghisia,” in ogni settore pubblico e privato non si lavora più di tre ore al giorno, a pieno stipendio, e le rimanenti 20 o 21 sono dedicate al sonno, al cibo, alla creatività, all’amore, alla vita, a se stessi, ai propri figli e ai propri simili” Nella Kirghisia di Agosti regna una democrazia mai sperimentata nella storia: un mondo senza paura, dove la comunità provvede ai bisogni di tutti, i forti e i deboli, dove il crimine è contenuto dalle leggi sostenute e condivise dal popolo. Lo scrittore usa parole semplici ed allo stesso tempo potenti, in direzione contraria alla storia che purtroppo conosciamo, quella reale, fatta di ordinaria ingiustizia, di prevaricazione dei più furbi e dei più forti sui più deboli. Siamo talmente assuefatti da aver creduto che questo sia l’unico modo in cui il mondo può andare, l’unico modo di vivere? Agosti smentisce.
Prima lettera dalla Kirghisia: “Cari amici, non sono venuto in Kirghisia per mia volontà o per trascorrere le ferie, ma per caso. Improvvisamente ho assistito al miracolo di una società nascente, a misura d’uomo, dove ognuno sembra poter gestire il proprio destino e la serenità permanente non è un’utopia, ma un bene reale e comune. Qui sembra essere accaduto tutto ciò che negli altri Paesi del mondo, da secoli, non riesce ad accadere. Arrivando in Kirghisia, ho avuto la sensazione di “tornare” in un Paese nel quale in realtà non ero mai stato. Forse perché da sempre sognavo che esistesse. Il mio strano “ritorno” in questo meraviglioso Paese, è accaduto dunque casualmente. Per ragioni tecniche, l’aereo sul quale viaggiavo ha dovuto fare scalo due giorni nella capitale. In ogni settore, pubblico e privato, non si lavora più di tre ore al giorno, a pieno stipendio, con la riserva di un’eventuale ora di straordinario. Le rimanenti 20 o 21 ore della giornata vengono dedicate al sonno, al cibo, alla creatività, all’amore, alla vita, a se stessi, ai propri figli e ai propri simili…”
È il paese dell’utopia. Evidentemente sì, e chi di noi non vorrebbe viverci?
Questo piccolo libro scritto a lettere grandi, riaccende nel cuore dei lettori la speranza che un mondo diverso, un mondo migliore, sia ancora possibile.
Buona lettura, quindi.
Lucrezia Zito