Le favole di La Fontaine nell’incontro con Chagall
“Favole a colori” ritorna dopo nove anni nel catalogo Donzelli (pag. 173, euro 25) e ripropone un volume non solo per i più piccoli perché racchiude in sé, a fronte delle educative favole di Jéan De La Fontaine (nella ritmica traduzione, mantenuta in versi e in rima, di Maria Vidale) i meravigliosi disegni onirici di Marc Chagall che fu incaricato per questo lavoro, negli anni ’20, da Vollard.
Molteplici le voci per altrettante vicende: “Il cigno e il cuoco”, oltre la morale “…il saper parlare/con voce dolce e con parole belle/consente a volte/di salvar la pelle”, ha meravigliose pennellate nel suo atto cruciale di quasi morte del cigno; “Il lupo e l’agnello” dimostra il potere del più forte prima attraverso un’immagina asettica, seguita subito dalla morte dell’agnello in un placido blu notte, dove salta subito all’occhio la luminosità del lupo che, invece, si ammorbidisce nei toni e nei colori nel suo incontro con la cicogna ne “Il lupo e la cicogna”; la forza della natura fuoriesce in “La gatta trasformata in donna”; mentre conosciamo bene il disprezzo della volpe che non riesce ad arrivare all’uva; e ancora la malignità della gatta ne “L’aquila, la scrofa e la gatta” e così via, fino a trovarci anche davanti a sembianze umane per natura o metamorfosi, meravigliosa – in questo caso – la tavola de “Il pastore e il mare”.
L’ironia seicentesca di La Fontaine e le sorprendenti pennellate di colore – che, tre secoli dopo ci regalerà l’artista russo Chagall – si fondono a creare, pagina dopo pagina, una nuova creatura. Sono ben quarantatré le storie di questi animali parlanti che – in una viva musicalità e poeticità – hanno sempre da insegnarci qualcosa e, a un certo punto, ci appartengono; ce li ritroviamo amici, nemici, fino a quasi, in alcune occasioni, voler tentare di salvarli dalla loro sorte. Il risultato è veramente prezioso: una magia emotiva senza tempo di colori e di parole.
Marianna Zito