“BENVENUTO ALL’INFERNO” DELLA COMPAGNIA ARTEFATTO TEATRO AL TEATRO SS TRINITÀ DI VERONA
Al Teatro Santissima Trinità di Verona è andato in scena dal 15 al 16 dicembre “Benvenuto all’inferno”, di Fabrizio Piccinato, compagnia teatrale Artefatto.
Adelmo Bruseghin, interpretato brillantemente dallo stesso Piccinato, è l’anziano tipico con cappello e bastone che si è abituati a incontrare per la strada, riconoscibile affettuosamente per le battute e i modi di dire, saggi e dialettali. Il dialetto veronese, per l’appunto, è anch’esso un protagonista che crea immediata sinergia col pubblico, capace di comprendere ogni minima sfumatura e battuta, quella finezza di significati che solo chi è culturalmente appartenente a un dato territorio può comprendere fino in fondo. Adelmo è arrivato all’Inferno e i demoni sono tutte donne, a cominciare da Satana: sono seduttive ma anche burocrati e aggressive. È vietato pronunciare parole che richiamino santi e affini, pena il rombo forte dei tuoni. L’anziano è debole fisicamente ma non accetta di trovarsi lì, soprattutto avendo scoperto che trattasi di un errore. Ebbene sì, l’inferno è “burocrazia, corruzione e tasse”, il metodo all’italiana, confuso e lungo, facile agli sbagli. L’implicita e spesso esplicita critica sociale/politica permea tutta la commedia, grazie ad un vecchietto che rappresenta la fascia debole della società in un sistema davvero infernale. Piccinato è una vivace mitragliatrice di battute semplici ma divertenti, di luoghi comuni del popolo veronese, di quegli anziani dei paesi, di una generazione prossima a scomparire. Le donne diavolo, Mefista, Lucyfer e Belzebù, sono sopraffatte dalla sua grinta e dal suo desiderio di scappare dall’inferno, non riescono a gestirlo. Entrano in gioco elementi della Commedia dell’Arte, ossia tre maschere: Nane, Dannata e l’Avvocato. Sono anch’essi prigionieri dei gironi danteschi e ostentano caratteri diversi, dalla buffa goffaggine, nota di merito per Tobia Sabaini, all’eloquenza e alla genuina stoltezza. C’è un cambio di registro che rischia di stonare, il regista ha osato e si è spinto per gioco e per vedere l’effetto che fa. Le maschere si uniscono ad Adelmo e organizzano un piano di fuga dall’inferno. Ma si può veramente scappare dall’inferno, senza rischiare di incontrarlo più giù o più su? Nel secondo atto appaiono gli spiriti e sulla Terra si scoprono altri “demoni”, sembra che non ci sia via di scampo. Persino il luogo denominato Paradiso rischia di essere frainteso, di lasciare in un dubbio esistenziale.
La commedia è godibile e strappa molte risate, anche se rischia di essere appesantita da una moltitudine di idee e concetti che si sono voluti inserire. Lo stesso Piccinato afferma “il rischio di scivolare nell’eccessivo surrealismo o addirittura nel grottesco (…) perdere il messaggio e i contenuti della pièce”. Il messaggio c’è e arriva ma fa davvero un girone infernale prima di essere recapitato al pubblico. La messinscena riesce sul filo del rasoio, aggrappata saldamente su più scenari che si sono voluti sovrapporre per un gioco di godimento, ma forse troppo artificioso, rampa di lancia addirittura per la creazione di più lavori. Il tema attuale degli anziani che vagano da soli per uffici, tra Inps e Comuni, il dramma della solitudine e dell’incomprensione, l’essere considerati marginali e non più utili. Nessun luogo è sicuro, non sarà che all’Inferno reale si starà forse meglio? La Compagnia Artefatto fa capo all’Associazione culturale veronese The Blue Butterfly, il cui scopo è la diffusione della cultura teatrale con attività didattiche e performative.
Silvia Paganini