“L’assassinio di Roger Ackroyd”: identikit di una storia perfetta
Chi non ha mai avuto il piacere di leggere una storia della fortunata saga di Agatha Christie dedicata all’ispettore belga Hercule Poirot può rimediare con un volume che delizierà anche il lettore più esigente.
“King’s Abbot è grosso modo un villaggio come tutti gli altri. Abbiamo una grande stazione ferroviaria, un piccolo ufficio postale e due empori che si fanno concorrenza. Passatempi e divertimenti del luogo si possono riassumere in una parola: pettegolezzo.”
È così che il dottor Sheppard, il narratore della storia, ci presenta il luogo in cui si consumerà un omicidio ai danni del signor Roger Ackroyd. Una misteriosa lettera, un dittafono, una poltrona spostata, un anello con un misterioso nome puntato, una piuma d’oca, degli stivali, un pugnale, sterline scomparse, uno sconosciuto che si aggira attorno al luogo del delitto: sono questi gli ingredienti che Agatha Christie dona al lettore affinché rimanga di pari passo con la narrazione e con le indagini di Hercule Poirot, ritiratosi ormai a vita privata sotto falso nome cercando di coltivare zucche a King’s Abbot. Quale misterioso segreto nascondeva il signor Ackroyd? La famiglia e la servitù sono sconcertati per la sua morte. Poirot ripercorre minuziosamente le fasi del delitto di Fernly Park insieme al dottor Sheppard che si rivela un ottimo osservatore. Il mistero verrà sciolto a quale prezzo?
“L’assassinio di Roger Ackroyd” di Agatha Christie (Mondadori, 2017. Collana Oscar gialli, pp. 236, euro 12) è una narrazione magnifica che ha il sapore di una sfida. Riuscirà il lettore a scoprire il piano della scrittrice senza le conclusioni illuminanti di Poirot?
Debora Colangelo