“LadyKiller” – Il nuovo libro di Martina Cole, la Regina del Thriller
“ …. Chiudiamo gli occhi un un’attimo, in una stanza buia e silenziosa, percepiamo un respiro, sembra molto lontano
è quello di un bambino che cerca di scomparire nel suo letto, tra le coperte,
cerca di mimetizzarsi con le lenzuola nella speranza di essere dimenticato…“
La mente dell’uomo è fragile, un bicchiere di cristallo pronto a infrangersi alla prima folata di vento; quella di un bambino è come una piccola piuma adagiata su un ramo, che un piccolo passero ha dimenticato, e al primo sospiro di Eolo svanisce precipitando verso il suolo e senza mai più poter tornare, a farsi cullare dagli aliti del cielo. Immaginiamo, a questo punto, l’innocenza e il senso di pudore di questo stesso bambino mentre subisce violenza, fisica e psicologica, le profonde ferite della della sua anima, che rimarginandosi daranno origine alla spietatezza di un mostro. George boy, come amava schernirlo la madre Nancy è un bambino introverso che vive con il terrore della crudeltà materna. Nancy è una volgare prostituta, che svolge il suo lavoro in casa, e arriva a vendere, oltre al suo corpo anche quello di Goerge, marcandolo a fuoco, in questo modo, per sempre. Queste cicatrici solcano la sua psiche, tanto che a lungo termine lo rendono il violento assassino protagonista del thriller.
“LadyKiller” di Martina Cole ( La Corte Editore, 2019, pp. 608, euro 21,90) inizia a Grantley il suo racconto dove, improvvisamente, un serial killer commette degli efferati delitti, uccidendo giovani donne e usando sempre lo stesso modus ed è lui stesso a parlare in prima persona, raccontando le sue efferatezze, con una sorta di autocompiacimento. Ma chi è George Markham in realtà, oltre la patina di nebbia, oltre la maschera da uomo innocente e inoffensivo? È un bambino molestato, violentato, picchiato sempre e in modo cruento, a meno che non è lì buttato nella trascuratezza con cui alterna il dolore, facendo viaggiare il suo cervello nelle fantasie perverse che usa per sfuggire dalla realtà. È stressato, frustrato, non possiede amici , tende a isolarsi dalla società, che percepisce essere ostile; ha pulsioni violente che dirotta sulle sue vittime, in cui rivede la madre e sfoga così il suo bisogno di rivalsa. L’origine dei suoi mali è solo lei, sua madre.
George ricorre alla violenza attraverso la manipolazione, il dominio, il controllo. Il rituale è la sua firma. Sceglie di uccidere Mandy Kelly, figlia di Patrick Kelly, uomo d’affari, che svolge la propria attività ai limiti della legge e che mette una taglia sulla cattura dell’assassino di sua figlia. C’è poi Kate Burrows, la poliziotta, che crede nella giustizia, vive con la madre e la figlia e che ha sedato i suoi istinti femminili a seguito dei tradimenti del marito Dan. Pensa sempre e solo al lavoro, ma si risveglia dal limbo nel momento in cui Patrick ha bisogno di aiuto per superare la morte della figlia prediletta. Kate, mette da parte le incertezze sul suo conto e, bisognosa di amore e sesso, si lega a lui.
Proprio come accade in Africa tutte le mattine, un leone rincorre la sua gazzella fino a raggiungerla e sopraffarla, ma a volte il leone inciampa a causa del terreno irregolare, finché non riuscirà più a rialzarsi. Crudo, ricco di scabrosi elementi, dettagliato nelle descrizioni. È tutto così dannatamente realistico, luoghi, emozioni, personaggi. Il lettore viene catapultato nel 1989 e vi resta imprigionato fino all’ultima pagina.
Marisa Padula