La VAN GOGH ALIVE EXPERIENCE a Bologna fino al 30 luglio
La Van Gogh Alive Experience – in mostra nella ex Chiesa di San Mattia a Bologna dal 4 maggio al 30 luglio – si suddivide in due parti: una informativa, che narra la vita e le opere di Van Gogh e una esperienziale, dove la storia prende forma grazie a più di 3.000 immagini in movimento, proiettate in un unico spazio, insieme a parole e pensieri un tempo pronunciate da questo grande artista. Il tutto accompagnato e scandito da una potente musica che crea la giusta atmosfera emotiva.
All’ingresso è allestita “La camera di Vincent ad Arles”, realizzata con oggetti reali, molto fedele al quadro. Si comincia, dunque, con una rappresentazione concreta, dove tutta l’arte di Van Gogh sembra grande, mastodontica davanti ai nostri occhi. In questo dipinto ci racconta lo spazio con un linguaggio tutto suo, piega la prospettiva al suo volere, la mente vede una forzatura ma l’occhio interiore si adatta immediatamente a quella meravigliosa stanza, al letto vuoto, alla sedia, al tavolino. I pannelli informativi ci preparano all’esperienza multisensoriale: le diverse fasi, le gioie e i dolori, le lettere al fratello Theo, e l’unico quadro venduta in vita. “Non possiamo far parlare che i nostri quadri”, diceva. Quindi, non ci resta che oltrepassare la tenda per immergerci nelle viscere dell’inconscio di Van Gogh per ascoltare le sue opere.
Al centro della navata, le immagini proiettate ci avvolgono e, a differenza delle mostre tradizionali, si può accedere alla proiezione non necessariamente dall’inizio, ricordandoci che la vita non è lineare ma una meravigliosa spirale. La musica è avvolgente, a tratti malinconica, come gli autoritratti, a tratti trionfale come gli incantevoli girasoli, che assumono le sembianze umane di occhi tondeggianti ed enormi ciglia gialle. E, quando arriva la notte, il cielo puntellato di stelle danzanti sembra fatto di migliaia di occhi, sembra di poter toccare quella scia di colore e di luce. Van Gogh restituisce i colori accesi, le stelle sognanti, la calma piatta dell’acqua con i riflessi del cielo, il silenzio degli sguardi assenti ma che ti scrutano attraverso la pelle e la carne, fino al nucleo più profondo che appartiene ad ognuno di noi.
L’ex Chiesa dove è allestita la mostra, ricorda la sacralità religiosa di un tempo che qui oramai non esiste più ma che, comunque ,permea ancora ogni cosa. Quale posto migliore per proiettare i quadri di Van Gogh, renderli evanescenti e incorporati nelle mura? Un luogo di familiarità intensa e creativa, eppure la mancanza fisica dei quadri si sente quasi da lasciare il forte desiderio di vedere all’istante i quadri veri, che questo grande genio ha toccato con le mani e in cui ha lasciato parte della sua anima.
“Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno” è l’ultimo messaggio: il legame con l’inconscio e la segreta origine dei sogni gli appartiene e questa mostra sembra riportare le sue opere proprio dove hanno avuto origine – nel sogno.
Antonella Pizzolla