ARCIMBOLDO in mostra a Palazzo Barberini
Con Giuseppe Arcimboldo ci troviamo davanti a un artista, unico nel suo genere, che si potrebbe definire un anticipatore, se non un padre putativo, di quella corrente artistica chiamata “Surrealismo“. L’esposizione – in corso a Roma a Palazzo Barberini, organizzata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica e da Mondo Mostre Skira e a cura di Sylvia Ferino-Pagden, aperta al pubblico fino all’11 febbraio 2018 – ci mostra il punto più alto dell’arte di Arcimboldo con circa venti lavori dell’artista che non sempre sono facilmente reperibili all’interno di un’esposizione, data la provenienza da diversi siti. Questo rende la mostra un avvenimento singolare e spiega la rarità degli eventi dedicati a Giuseppe Arcimboldo.
Arcimboldo usa tipologie di oggetti viventi o inanimati attinenti in qualche modo al soggetto stesso. Questa tecnica è perfettamente rappresentata nei lavori che raffigurano Le Stagioni o nelle varie figure umane, come Il Giurista dove l’artista si cimenta in un’ironica caricatura umana con la personificazione dei mestieri. Si nota, di certo, uno spirito allegorico nelle sue opere e, talvolta, il vero scopo di queste pitture può rimane oscuro o, semplicemente, ci riporta a una sua personale rappresentazione della umana natura. Tuttavia, cosi facendo ci spinge verso una direzione profonda, una riflessione acuta e figlia del suo tempo, quella di andare oltre le apparenze, come se in un frutto o in un animale ci fosse sola la parte del tutto e che il tutto appaia solamente se osservato da una certa distanza.
Il percorso – che si rivela man mano interessante e trascinante – è diviso in sezioni e ci mette a conoscenza, con opere e testimonianze cartacee, del contesto artistico nel quale l’artista viveva e lavorava, a partire dalla sua permanenza alla corte asburgica. Nei saloni in penombra ci ritroviamo davanti alle così chiamate Teste composte caratterizzate da una cura maniacale dei particolari e, nonostante i volti talvolta si rivelino mostruosi e inquietanti, non possiamo che rimanere affascinati e sedotti da questi lavori. Da notare come l’artista, con piccoli dettagli, riesca a farci percepire l’apparente sesso del personaggio raffigurato: piccoli fiori diventano orecchini e ogni genere animale o vegetale è trasformato in una parte anatomica in modo unico e inimitabile.
Ancora più particolari sono le Teste reversibili (L’Ortolano e Il Cuoco), piccoli tranelli visivi che invitano a non dare nulla per scontato, a non essere cosi superficiali da soffermarci solo con un semplice sguardo. Ed è così che nella sua arte un piatto di cacciagione si trasforma in una figura umana. Punti di vista: con Arcimboldo niente è come sembra!
Rocco Nasso