“La modella senza volto – Indagine su un quadro scabroso” di Claude Schopp
Un’indagine per arrivare a un volto. Gli elementi sono pochi, in realtà solo uno. Siamo di fronte a “L’origine del mondo” di Gustave Courbet, dipinto nel 1866 e conservato al Musée d’Orsay di Pargi: di chi sarà mai il volto della donna che ha donato una parte del suo corpo per un dipinto? E perché? Lo studio parte da Claude Schopp, biografo dei Dumas padre e figlio che analizza la corrispondenza tra quest’ultimo e George Sand. Da qui quell’illuminazione che spiega all’interno del volume “La modella senza volto – Indagine su un quadro scabroso” (Donzelli Editore 2019, pp. 133, euro 26).
Un’illuminazione fortuita, intuita attraverso un errore di trascrizione di una sola parola, da una missiva: gli studi di Schopp conducono al nome della modella che, insieme ad altre donne, ha posato per dipinti di Courbet e non solo, e che insieme ci permettono di arrivare al turco Khalil-Bey. Un personaggio che, con Dumas figlio, apparteneva al bel mondo parigino della seconda metà dell’ Ottocento e, amante di cortigiane e pittura, aveva già commissionato all’artista altri quadri raffiguranti le sue donne.
Dove aveva posato Constance Quéniaux? E quante sedute erano servite per portare a termine l’opera?
Un vero sesso di donna in primo piano al centro di una tela. Un macchia scura su un corpo chiaro e un tessuto bianco. È questa “L’origine del mondo” di Courbet. Nessun elemento a identificare la modella, perché il quadro avrebbe avuto un solo soggetto: la Donna.
È Constance Quéniaux, amante del teatro e ballerina dell’Opera, nella Parigi degli anni cinquanta dell’Ottocento, momento in cui l’Opera è il centro mondano della città. Qui gli uomini del bel mondo sono sempre alla ricerca delle fanciulle che soddisfino i loro piaceri e il dovere di queste ragazze, che principalmente provengono da realtà povere, è quello di sedurre questi uomini che sono in grado di mantenerle economicamente e di proteggerle.
“Si può sopravvivere al disfacimento della propria bellezza, quando si è fatto commercio del proprio corpo?”
Amante del teatro, era una delle artiste più applaudite dell’opera e diventare cortigiana era stata per lei l’unica strada per una rivincita sociale. Alla fine della sua carriera, Constance non dimenticherà mai la sua povertà iniziale, mettendo i suoi beni a disposizione per aiutare gli altri. La sua vita è un passaggio da ballerina, cortigiana, benefattrice e donna di cultura. Si guadagna così rispettabilità, diventandouna demi-mondaine accettata dal bel mondo.
Marianna Zito