“La Malattia Di Alzheimer: percezione del tempo E memoria. Riflessioni tra neurologia e filosofia” di Veronica Perego
Vi siete mai chiesti cosa sia il tempo? O cosa sia la memoria? Vi siete mai chiesti se senza percezione del tempo esisterebbe memoria o se senza una memoria del passato noi avremmo la percezione del tempo?
“La malattia di Alzheimer: percezione del tempo e memoria. Riflessioni tra neurologia e filosofia” di Veronica Perego (Caosfera, 2019, pp. 166, euro 14), è un libro che pone tante domande ma che regala anche molte, e variegate, risposte. Forse il termine risposte non è neanche il più adeguato in tal caso, infatti, la parola riflessioni è quella che meglio esprime la ricchezza mista a complessità di cui questo testo è composto. La finalità dell’autrice è quella di analizzare una malattia neurologica, ossia l’Alzheimer attraverso un approccio filosofico, ovvero attraverso l’individuazione di elementi filosofici, nel lavoro di costante scoperta e conoscenza che le neuroscienze stanno facendo rispetto a tale patologia.
Si parte dunque dai sintomi maggiori che l’Alzheimer presenta nelle sue fasi iniziali, e che via via vanno a peggiorare nel corso del tempo: disfunzione della memoria a breve termine e disorientamento spazio-temporale, per riflettere su cosa effettivamente sia il tempo, dal punto di vista fisico (il tempo è oggettivo e lineare? O come la fisica quantistica teorizza è granulare e relativo?), dal punto di vista neurofisiologico (l’ippocampo e la corteccia prefrontale ci permettono di avere un senso del tempo cosciente che non sempre corrisponde, anzi quasi mai, al senso del tempo “sociale” ossia quello scandito dagli orologi), e dal punto di vista filosofico (ad esempio, per Nietzsche il tempo è circolare, per Heidegger il tempo è una modalità di esistenza). La vastità e la complessità di tali argomenti non spaventa l’autrice che anzi, nella maggior parte delle esposizioni, riesce adessere chiara e a semplificare trattazioni molto vaste; cosa che rende degno di nota un lavoro di sintesi così ben svolto. Tali argomentazioni non rimangono fini a se stesse; infatti, l’autrice concretizza le riflessioni in “suggerimenti” che possono essere utili nella relazione e nella comunicazione con il malato di Alzheimer. Anche la memoria viene descritta su più piani e da più punti di vista, quello neurobiologico, quello più pragmatico, che la vede come base dell’identità personale e quello filosofico, in cui diversi autori riflettono sulla memoria come coscienza di sé, autobiografia, esistenza dell’individuo.
Un libro ricco, che emoziona e stimola continuamente la curiosità: “apre” la mente, incuriosisce e allarga il proprio ventaglio di conoscenze e fornisce importanti suggerimenti sulle possibilità di cambiamento, non solo nell’approccio all’Alzheimer ma soprattutto nell’approccio verso chi ne è affetto.
Lavinia Narda