“Bruceranno come ortiche secche. Relazioni pericolose ai tempi di Adolf” di Helga Schneider
L’autrice
Helga Schneider, nata in Slesia nel 1937, ma di adozione bolognese dal 1963, in “Bruceranno come ortiche secche. Relazioni pericolose ai tempi di Adolf” (Oligo, pp. 265, euro 16,90) ci racconta una delle tante persecuzioni, fisiche e psicologiche, messe in atto dal regime hitleriano, forse una di quelle meno raccontate.
La storia. Relazioni ai tempi di Hitler
Julian, diciottenne, vive da solo col padre dopo la morte della madre per un incidente stradale. Frequenta l’Accademia d’Arte, ha un amico fidato e un amore, Nesti. Nesti, ventunenne, insegna arte e disegno ed è proprio a un suo corso che lui e Julian si conoscono, si iniziano a frequentare, si innamorano. Una storia come tante, un amore come tanti. Non però nella Germania degli anni ’30, quando l’intento del nuovo governo è quello di distruggere la Repubblica di Weimar, fino a non lasciarne la minima traccia, per creare un nuovo tedesco: non ebreo, eterosessuale, fatto non di libri, ma di carattere.
“Camerati, studenti, tedeschi e tedesche, l’era dell’intellettualismo ebraico è giunta alla fine! (…) Il tedesco del futuro non sarà un uomo di libri, ma uno di carattere, ed è in tale prospettiva e con tale scopo che vogliamo educarvi”.
E la pulizia che si mette in atto spazia dai libri bruciati in roghi pubblici alle retate nei locali gay, passando per la creazione di polizia e comitati appositi per l’identificazione dei “diversi” e la loro rieducazione o eliminazione, a seconda dei casi. Ma sempre con le giuste maniere, quelle forti. Il tutto in nome di un paese che “ha bisogno di figli, non vizi”, salvo poi lasciarsi corrompere e infrangere quell’ineccepibile morale che si professa. È in questo clima di crescente instabilità che l’amore tra Julian e Nesti prova a crescere, complicato da un padre per Julian, e una madre per Nesti fortemente devoti alla causa nazista, attivisti della prima ora che immolano vita personale e lavoro ai nuovi ideali, pronti a dimostrare pubblicamente la virilità dei rispetti figli. Quello che alla fine si crea è un intreccio il cui risultato non può che essere fatto di gesti estremi che in un modo o nell’altro, salvano e redimono, in base al proprio punto di vista.
In Germania esisteva fin dal 1871, nel codice penale, il paragrafo 175, che vietava rapporti omosessuali, norma inasprita nel 1935 al punto da rendere possibile la condanna dei gay senza processo. Il paragrafo 175 resterà in vigore in Germania fino al 1994. D’altro canto, bisognerà aspettare il 1990 perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) cancelli l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
Il concetto di diverso
È un doppio viaggio quello che la Schneider ci fa fare. Nel concetto di diverso, così radicato e allo stesso tempo immotivato. Diverso da chi? Chi stabilisce il modello di riferimento? La statistica? Certo non la natura, venendo tutti dalla stessa parte, letteralmente. E un viaggio nel male, quello che si innesta nel sistema e si insinua nella mente, difficile da sradicare, duro da combattere. Nesti e Julian disprezzano i genitori per quello che sono diventati, ma non riescono a distaccarsene perché sono le persone da cui dipendono, è il mondo a cui appartengono. Da soli non hanno la forza, la maturità necessarie per allontanarsi, per battersi per qualcosa di diverso. Quel male che non pare così terribile se non ci tocca da vicino, se a subirlo sono gli altri, anzi non sembra così terribile nemmeno farlo, quel male.
Così come doppio è il viaggio, duplice è anche la riflessione che la Schneider ci porta a fare.
Ci sono contesti, situazioni, “fenomeni” di cui bisogna parlare molto, ma molto di più, sin dall’età scolare. E come sempre, e sempre più spesso si scorda, bisogna partire dal passato per far comprendere lo stato attuale delle cose e lavorare su un futuro diverso, fatto di pari dignità per chiunque. Si può scegliere di essere brave persone o persone orribili, dipende dalle circostanze, dal contesto storico e culturale. Ma davvero solo da questo?
“Non è triste che nella propria patria ci si debba proteggere?”
Laura Franchi