“La casa senza ricordi”: il nuovo enigmatico caso di Donato Carrisi
“C’è un posto dentro di noi, remoto e sconosciuto. Gli ipnotisti lo chiamano la stanza perduta. Nessuno sa esattamente dove si trovi e come ci si arrivi. È una specie di ripostiglio dove negli anni accantoniamo tutto ciò che non ci piace di noi stessi o le scorie del nostro inconscio.”
È inquietante leggere di come la mente sia capace di ingannarsi, e Donato Carrisi – l’autore italiano di thriller più famoso al mondo – nel suo nuovo enigmatico caso “La casa senza ricordi” (Longanesi, Collana La Gaja Scienza, pp. 400, euro 22) indaga nella mente e nell’anima dei suoi protagonisti, porta luce dove c’è buio e affronta l’oscurità con coraggio: un viaggio nella psiche umana che l’autore argomenta in modo semplice e chiaro.
Protagonista del romanzo di Carrisi è Pietro Gerber – l’addormentatore di bambini – che è interpellato per lo strano ritrovamento di Nikolin, detto Nico, un ragazzino di dodici anni che una mattina viene ritrovato nella Valle dell’Inferno del Mugello da una allevatrice di cavalli.
“Anche quel mercoledì, l’allevatrice di cavalli si svegliò nel proprio letto senza alcun preavviso, semplicemente spalancando gli occhi. E, anche quel mercoledì, per prima cosa si voltò verso la sveglia a corda sul suo comodino ed ebbe la conferma che erano le 3.47 spaccate.”
È il mattino del 23 febbraio 2021, quando l’allevatrice ritrova il ragazzo dodicenne. Gli occhi di Nico non parlano, non sbattono le palpebre, sono specchi vacui di un’ombra che abita il corpo del ragazzino, sembra rinchiuso in una stanza nascosta. Nico è scomparso da otto mesi con la madre Mira, lui e la mamma si erano persi senza lasciare traccia del loro passaggio. Solo una macchina sul ciglio di una strada e una gomma forata. Che fine ha fatto la mamma? Qualcuno l’ha uccisa? Che cosa è accaduto a entrambi? Solo Pietro Gerber, l’ipnotista di Firenze, può riuscire nell’impresa di dar voce a Niko e ascoltare quello che l’affabulatore sembra aver messo nella sua mente, facendo eseguire i suoi ordini: tre condizioni da accettare senza remore e una verità che potrebbe sconvolgere.
“Non dovrai parlare a nessuno di me.
Ascolterai ciò che ho da dire… fino in fondo.
Non dovrai cercarmi là fuori”
Inizia la psiconanalisi del ragazzo ma, soprattutto, iniziano le sedute di ipnosi. Niko sembra essere chiuso in una dimensione parallela, in una casa senza ricordi dove sono altri a manovrarlo. Ecco, dunque, che per ogni ipnosi è necessario un innesco per farlo parlare, la ricerca dell’innesco coinvolge Pietro Gerber in un gioco che gli consente di unire i tasselli e far venire fuori la folle storia accaduta ventidue anni prima: l’affabulatore ha usato la voce di Niko per denunciare ciò che ha subito. Riuscirà l’ipnotista a non rimanere intrappolato nella rete di inganni e mistero che qualcuno sta intessendo? Riuscirà Pietro Gerber a scoprire la verità?
Il nuovo romanzo di Donato Carrisi è un inquietante riflettore sulle capacità della mente umana e sulla manipolazione della coscienza, dove psicologia e suspense si mescolano a una trama in cui nulla è come appare, dove i rami del passato si avvolgono al presente e dove il filo che li unisce fa parte di una matassa difficile da districare. Da sfondo, una Firenze gotica, che non nasconde i suoi tesori artistici, con i suoi palazzi rinascimentali, le sue vie ed i suoi ritrovi caratteristici. A renderla ancora più complice nei misteri del romanzo ed in sintonia con l’evolversi drammatico del racconto sono l’ambientazione quasi sempre notturna, la nebbia ed il clima umido e piovoso.
I presupposti per un buon thriller ci sono tutti: un mistero che si infittisce, personaggi delineati nei tratti prevalenti, ambientazioni misteriose. Il romanzo passa dalle sedute di ipnosi, che sono le più attese, alle mestizie dell’ipnotista, che rendono la lettura più altalenante. Il finale lascia al suo lettore un epilogo sospeso. Ma, come si sa, i libri di Carrisi lasciano sempre una porta chiusa da aprire, un tassello ancora da ricercare proprio per precisa volontà della sua abile penna. Dote innata dello scrittore è il suo saper pungere la curiosità del lettore e saperlo ammaestrare come vuole.
“Habemus Malleum Animi” dichiarò Gerber.
Nel tentativo di sfuggire alla mente che inganna, l’addormentatore di bambini è riuscito a ipnotizzare anche me.
Rina Spitaleri