“Voyager”: un viaggio tra identità e memoria
“Nel cervello di mia madre c’è un gruppo di stelle che formano una costellazione il cui nome è quello del ricordo affettivo che le accende.”
Avrei voluto che questo libro si fosse protratto all’infinito perché pagina dopo pagina la mia mente si è inebriata dell’immensità dell’Universo, fino a toccare le stelle del deserto di Atacama. Ho letto queste pagine volteggiando tra Spazio e Terra, cullandomi nei ricordi della vita, quella grande rete di esperienze che modellano la nostra identità.
È un libro di rara bellezza, indefinibile e immenso. Nona Fernandez ha scritto qualcosa di unico, uno di quei testi che davvero vorresti non finisse mai. E invece finisce in un attimo. Il potere dei ricordi, memoria perduta e memoria conservata, personale e collettiva, la tragedia storica cilena, i desaparecidos, una madre in preda a crisi epilettiche, il deserto, i pianeti, le galassie, le nebulose, le stelle personali e le stelle di tutti, riuniti in una prosa bellissima.
Nona Fernández a un certo punto scrive: “Penso alla grande narrazione della Storia. A come ce la raccontano. A tutte le informazioni filtrate e manipolate. Ai paradigmi scelti come bandiere. Alle guerre inventate. Ai nemici e agli orrori inscenati. A tutte le finzioni elaborate per governare una società. Un Paese. Un’epoca. Penso a come le nostre vite sono guidate da queste finzioni arbitrarie e perfino assurde. (…) Si può passare una vita intera a seguirne le regole, ribellandoci al cambiamento, girando in tondo, pestandoci la coda come topi da laboratorio, senza immaginare che esistono altre realtà possibili.”
“Voyager” (gran-vìa, 2021, pp. 138, euro 14) è un libro raro, un saggio sulla memoria, in cui emerge con linearità il nostro essere frammenti di qualcos’altro. E sapere che siamo parte di altre storie, oggi come ieri, allevia le nostre paure e costruisce la nostra identità.
Salvatore Di Noia