Intervista a Simonluca: la nuova mitologia, il funky e il sogno di Sanremo
Mitologia riportata nel presente, ma con un significato tutto nuovo. È questo il messaggio nel nuovo singolo dell’artista milanese Simonluca, dal titolo “Il Vaso di Pandora” (Gandhi Dischi / UMI), uscito lo scorso 13 gennaio. Il Vaso di Pandora, nella mitologia greca, rappresenta il contenitore di tutti i mali: con la sua nuova canzone Simoluca ha voluto ribaltare la simbologia e far fuoriuscire da quel vaso la speranza. Questo è il terzo singolo, dopo “Libertà” e “Carisma”, ad anticipare il nuovo lavoro discografico dell’artista. Per saperne di più, abbiamo raggiunto telefonicamente Simonluca e gli abbiamo fatto qualche domanda.
Il 13 gennaio 2021 è uscito il tuo nuovo singolo “Il vaso di Pandora”, qual è stata la tua reazione?
Sicuramente di felicità, è il terzo inedito di un progetto un po’ più ampio che prevede un disco.
Come hai avuto ispirazione per ”Il vaso di Pandora”?
Il vaso di Pandora racchiude i mali; quando vengono liberati, sul fondo rimane bloccata la speranza. Ho cercato, con Valentina Caria, Valerio Tufò e Andrea Debernardi, di creare un testo in cui si parlasse di qualcosa di storico, ma con input di contemporaneità, unendo i selfie e i social. In ogni strofa viene citato un male in particolare, mentre nel bridge finale si sottolinea il fatto che l’essere umano danza con questi mali, ma non deve perdere la speranza di poterli combattere. Con “Il Vaso di Pandora” c’era l’intenzione di partecipare a Sanremo, ma il brano non è stato selezionato.
Sei anche autore dei brani che canti?
Sì, generalmente li scrivo sempre da solo. Per “Il Vaso di Pandora” c’è stato un supporto da parte di Valentina Caria, che ringrazio. Ha fatto un lavoro esemplare che ha arricchito il testo.
Quando hai composto questo brano?
Alla fine di primo lockdown, durante l’estate.
Nel ritornello è presente il concetto di “qui e ora”, cosa rappresenta per te?
Uso il “Qui e ora” nella mia quotidianità, sono una persona che non guarda al passato, ma ogni tanto da uno sguardo al futuro. Preferisco però vivere giorno per giorno, al cento per cento delle mie energie, focalizzato sul presente.
Come descriveresti il videoclip de “Il Vaso di Pandora”?
È un videoclip semplice che dà l’idea di essere stato girato in un limbo inesistente, fuori dalle linee, in cui combatto con me stesso. L’artwork del singolo è un’immagine del video, che abbiamo particolarizzato disegnandola.
“Il vaso di Pandora” è il terzo singolo, dopo “Libertà” e “Carisma”, che anticipa l’uscita del tuo disco, sai quando verrà pubblicato?
L’idea è di ultimarlo prima della fine del 2021.
Sei al lavoro su altro materiale?
Sì, non mi sono mai fermato.
Il tuo percorso musicale è partito dalla versione italiana di un famosissimo brano di Alvaro Soler, “Sofia”, come hai trovato questo tuo stile, che ha in sé pop, dance, funky?
Ho preso lezioni di canto da un vocal coach con cui ho elaborato alcune cover traduzioni perché creavano molta attenzione, dato che svariate persone erano curiose di sapere cosa dicessero. Le ho sempre elaborate cercando di attenermi il più possibile sia alla metrica, sia alla melodia, sia al testo, sempre molto vicine all’intenzione originale. Dopo averne fatte tre o quattro, ho sentito il bisogno di portare avanti il mio pensiero, le mie emozioni e le mie esperienze personali, non mi rispecchiava più fare cover. Ho creato così il mio primo cd autoprodotto, “Ascoltami”, in cui ho esplorato tanti generi differenti, quelli che più mi rispecchiavano. Il pop latin mi è sempre piaciuto, anche se il genere che mi ha da sempre appassionato di più, partendo dal presupposto che uno dei miei artisti preferiti è Jamiroquai, è il funky. Uno dei miei primi brani funky è “Ricordo” che fa parte del disco “Ascoltami”, la mia canzone preferita.
Nel tuo primo disco “Ascoltami” ci sono due brani in inglese e due collaborazioni, anche nel nuovo lavoro discografico saranno presenti canzoni in inglese e nuove collaborazioni?
L’inglese è stato un esperimento, preferisco però cantare nella mia lingua madre. Come collaborazioni stiamo ricercando dei validi componenti, non c’è ancora nulla in cantiere, ma ci sarà.
Come componi le tue canzoni?
Al momento per scrivere cerco basi con delle sonorità che mi ispirano e su di esse creo il testo. Ho frequentato la Rudolf Steiner come scuola e alle elementari suonavo flauto traverso, ho poi sperimentato altri strumenti, come pianoforte, chitarra, basso, percussioni, fino ad arrivare alla voce e al canto, che ho approfondito. Preferisco solo cantare senza accompagnarmi con altri strumenti, ma mi piacerebbe avere una band in futuro, creando anche tutti insieme.
Hai riscontrato differenze da quando hai iniziato a scrivere?
Nei primi brani avevo una libertà di scrittura che era più esaustiva per le mie esigenze. Ora come ora cado nell’amore troppo facilmente.
C’è un brano particolare tra il tuo repertorio che ti sta più a cuore?
“Ricordo” per le sonorità e la ritmica, ma un po’ tutte le canzoni mi appartengono. Ci sono anche molte canzoni che non sono state pubblicate, che mi piacciono altrettanto, ma non so se usciranno mai.
Che obiettivi hai in mente di realizzare nel 2021?
Ultimare il disco; poi, partecipare a Sanremo sarebbe un mio grande desiderio. In passato ho declinato richieste di partecipazione ad alcuni talent show, ricevute grazie alla cover in italiano di “Sofia”, ma volevo andarci come cantautore e non come cantante.
Perché si dovrebbe comprare il tuo disco?
Per dare supporto all’artista e non far decadere quella che potrebbe essere la musica italiana. Comprare i cd servono a questo. Non punto sulla vendita, ma sull’ascolto: dico a tutti di ascoltare la mia musica perché potrebbe regalare dei momenti di felicità, di ispirazione o di aiuto a crescere. Si vive una volta sola, quindi esplorare più musica possibile arricchisce tanto. La vendita del brano è secondaria, si può anche non comprare, ma ascoltare a ripetizione.
Come ti sei avvicinato alla musica?
La musica era parte della scuola che ho frequentato, che incitava molto l’alunno a sperimentare, oltre alle materie di base, vari ambiti: canto, musica, la manualità (falegnameria o cucito), la delicatezza del movimenti, e così via, che arricchiscono e sono necessarie per la crescita di una persona. Mi sono avvicinato alla musica anche grazie a un ex compagno di mia madre che aveva una piccola band a Milano e andava in giro per pub e circoli, che io seguivo sempre.
Cosa stai ascoltando in questo momento?
Ascolto svariati artisti come Tiziano Ferro, Francesco Renga, Le Vibrazioni, Articolo 31, Jamiroquai, ma mi piacciono anche le canzoni techno, dance, tropical.
Vuoi aggiungere qualcosa?
Ringrazio tutte le persone che si occupano del progetto sin dall’inizio, tra cui la mia manager Greta Amato, Roberto Riva che si occupa della parte burocratica e i miei familiari che mi sostengono sempre, compresa mia nonna, anche se non c’è più, che però è stata una delle prime persone che ha creduto in questo progetto.
Roberta Usardi
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